martedì 4 ottobre 2016

Viaggio senza bagaglio


Uno, due, tre … sette, otto, nove.
Silenzio.
Uno, due, tre … sette, otto, nove.
Un altro silenzio. Più lungo stavolta.
La soffice coperta di lana sottolinea il profilo del torace che per nove volte consecutive pompa aria e poi improvvisamente si ferma, come per riprendere fiato dopo una corsa affannosa.
Quella per la vita, forse.
Si ferma e poi silenziosamente ricomincia a pompare, su e giù, sempre fino a nove.
E vien spontaneo a tutti seguire quel ritmo cadenzato nell’aria rarefatta, inspirare, espirare e trattenere il fiato assecondando l’apnea che per un infinito istante precipita il corpo nel sonno.
Ma la coperta si rigonfia instancabile sotto il calore della carne e tutti attorno, insieme, respiriamo il sollievo dell’insperato andirivieni.
La vera coperta, però, non è quella di lana che si riempie e si svuota di speranza. La vera coperta è quella tessuta dalle carezze e dagli sguardi amorevoli di chi veglia attento, testimone di un tempo che non si arresta, ritmato da un sonoro respiro che sarà per sempre scolpito nel cuore di chi resta.
Già, cuore. Sta tutta lì l’essenza della vita, ora che la mente vaga nel suo eterno viaggio senza bagaglio. Un cuore che non si rassegna, che bussa, che respira, che conta.
Uno, due, tre …
Silenzio.
Per sempre.