martedì 26 febbraio 2013

Solitari sperdimenti



E' così eccitante abbandonare il corpo all’indolenza del pensiero. 
Lentamente, chiudere fuori il mondo ... fregarsene delle radici, dei doveri e delle colpe e giocare finalmente a sentirsi liberi vibrando nel sensuale andirivieni della muta fantasia.
E’ un lusso che può permettersi solo chi è in pace con se stesso e può così intrattenersi in conversazioni pericolosamente intime con la propria anima senza sperdersi nei labirinti delle sue ombre.
In questi momenti, quando il corpo risorge sciogliendosi tiepido al pensiero, la solitudine diventa una fedele amica, una maliziosa amante e una complice perfetta per godere di sé anche insieme a chi non c’è.

martedì 19 febbraio 2013

Le misure dell'Amore



Molti di noi passano la vita alla ricerca del cosiddetto Grande Amore. Senza magari accorgersi che un Piccolo Amore vale molto di più in virtù della sua contraddittoria realtà e, soprattutto, soddisfa molto di più, evitando inutili frustrazioni pur imponendo inevitabili manutenzioni.
E poi, nel caso esistesse davvero quel cosiddetto Grande Amore, si può sapere che misura dovrebbe avere per meritare d’essere eletto sovrano di tutti gli altri?
Fintanto che non sarà stabilito un Quoziente Amoroso (Q.A.) matematicamente esatto, al pari del collaudato Quoziente Intellettivo (Q.I.), chissà quanti piccoli preziosi amori reali verranno ancora calpestati per colpa di quell’irraggiungibile grande chimera, destinata a seminare solo illusioni, delusioni e poveri cuori infranti!

domenica 17 febbraio 2013

Gli Animali ci rendono umani



Gli aborigeni australiani hanno un detto: “I cani ci rendono umani”.
Oggi sappiamo che questo è letteralmente vero. Dalla preistoria alla storia, l’animale uomo è infatti diventato quel che è perché si è evoluto insieme ai lupi, poi cani, in virtù di un reciproco bisogno di sopravvivenza. Il rapporto tra noi e loro è tuttora indissolubile, anche se le necessità che ci legano sono cambiate: i cani hanno bisogno di noi innanzitutto per nutrirsi e sentirsi protetti; e noi abbiamo bisogno di loro per riversare e ricevere un affetto che difficilmente tra esseri umani si può provare.
Ebbene, io credo che tutti gli animali, non solo i cani che hanno la sorte di viverci accanto, tutti ma proprio tutti gli animali ci rendono più umani. A un patto, però: che li ascoltiamo, li rispettiamo e li amiamo. Altrimenti gli animali diventiamo noi!
Non so se saremo mai in grado di parlare agli animali come il dottor Doolittle nel suo film, né se loro saranno mai in grado di risponderci. So però che noi esseri umani possiamo e dobbiamo imparare ad ascoltarli, facendo un enorme passo indietro rispetto alla presunzione d’essere superiori. Non è attraverso la grammatica del linguaggio che dobbiamo entrare in contatto con loro, ma attraverso la grammatica dei sentimenti e dell’empatia. Così, cercando di accogliere in noi quella dimensione ancestrale che inevitabilmente ci rende pazzescamente simili agli animali, potremmo dialogare con loro e rendere una vita più felice sia a loro che a noi stessi.
Io sono sicura che chi sa parlare con gli animali è più felice di chi non ne è capace ed è anche molto, molto meno solo.
E allora, ricordiamocelo sempre di fronte alle ingiustizie subite dagli animali, dalle nefandezze di chi ne fa cavie alle crudeltà di chi li abbandona: riflettere e combattere perché queste brutalità non accadano è un atto di umiltà che ci può davvero rendere fieri d’essere quel che siamo. 
In fondo, un tempo anche noi eravamo animali e nell’evolvere in esseri umani abbiamo rinunciato a qualcosa che via via è diventato inutile alla nostra sopravvivenza. Ora, avvicinarsi agli animali, ascoltarli, capirli e rispettarli significa recuperare parte di quel qualcosa perduto, ma non perduto per sempre.

sabato 16 febbraio 2013

Idillio lacustre



Il lago è terapeutico.
Sempre mi aiuta a trovare il ritmo dell’anima per accordarlo a quello del corpo, perché i due raramente coincidono. Dev’essere merito della sua apparente immobilità che, anziché suggerirmi malinconia, m’induce a una specie di levitazione corporea o di sospensione mentale, non saprei nemmeno io come definirla. Come volare nell’acqua, o galleggiare nell’aria ...
Qualunque sia il segreto del dialogo tra lui e me, la quiete lacustre mi porta a quell’estatica riflessione introvabile altrove e così, in un silente gioco di specchi, scioglie grumi, leviga spigoli, arrotonda aculei e illumina ombre.
Qui il tempo sembra fermo. Lo sguardo può correre indisturbato sulle colline riflesse nell’acqua e lentamente carezzare le ali dei cigni, tuffarsi con gli svassi, volare coi gabbiani, senza mai inciampare in qualche creatura umana stonata col contesto.
L’unica nota stridente in questo idillio leopardiano sono io, forse. Ma il lago è tollerante, e sornione mi asseconda accogliendomi sulle sue sponde frondose ancora nude di verde ma già tiepide promesse della primavera che verrà. 

lunedì 11 febbraio 2013

"Si fa presto a dire Uva"



Bayer CropScience In scena alla Fruit Logistica Di Berlino

“SI FA PRESTO A DIRE UVA”


Fruit Logistica, la fiera leader nel settore della frutta e della verdura, si è svolta dal 6 all’8 febbraio a Berlino. Nel suo ventesimo anno di vita, l’evento ha confermato il proprio successo: oltre 56.000 visitatori e circa 2.500 espositori provenienti da 83 Paesi hanno celebrato l’apoteosi del commercio ortofrutticolo internazionale. Dalla semina al raccolto, dal trasporto all’imballaggio, fino alla vendita e al consumo, i prodotti della terra sono stati i veri protagonisti del salone e hanno sfilato tra i padiglioni degli stand mostrando con orgoglio ai visitatori ogni fase della filiera. Un ampio programma di eventi, seminari, workshop e spettacoli hanno mescolato la Cultura alla Coltura, la tradizione all’innovazione, il sapere al sapore, offrendo una ‘tre giorni’ coinvolgente e stimolante sia per gli operatori strettamente legati al settore, sia per i tanti curiosi e appassionati del mondo agroalimentare. 

Presentato il progettoMagis” uva da tavola.
All’evento non poteva mancare Bayer CropScience che con la sua presenza ha arricchito il panorama ortofrutticolo grazie ad un’iniziativa particolarmente interessante, tutta made in Italy. Si tratta del progetto Magis Uva da tavola. Magis, dal latino “di più”, o “sempre meglio”, evoca la natura e lo scopo del progetto: continuare a identificare, creare e diffondere l’innovazione necessaria per migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della produzione di uva da tavola in Italia. Magis uva da tavola è gestito da un Comitato tecnico-scientifico presieduto dal professor Franco Faretra dell’Università degli Studi di Bari. L’intero team rappresenta l’avanguardia nella ricerca e nella gestione della sostenibilità della produzione di uva da tavola. Il progetto che nel 2012 ha coinvolto inizialmente undici aziende in Puglia e in Sicilia, rappresenta oggi la risposta univoca a molteplici richieste: ai mercati offre una produzione adeguata a standard di sicurezza sempre più rigorosi; ai consumatori, uva di alta qualità; al territorio, una sempre maggiore sostenibilità ambientale; ai produttori, una sicura sostenibilità economica e di conseguenza sociale per tutte le comunità locali. Per la prima volta, agricoltori, comunicatori scientifici e industria collaborano per migliorare e garantire la sostenibilità e la sicurezza dell’uva italiana nel modo più concreto, efficace e trasparente.

“Si fa presto a dire uva”
Nell’ambito della grande rassegna berlinese è stato presentato anche “Si fa presto a dire uva”, un cortometraggio realizzato da Bayer CropScience con il patrocinio della Regione Puglia. Ideato coerentemente alla logica dei libri di “Coltura & Cultura”, il video vuole far conoscere attraverso l’attrattiva delle immagini come e dove viene prodotta l’uva da tavola migliore del mondo. Ormai i consumatori conoscono sempre meno la campagna. Molti non hanno mai respirato i luoghi in cui nascono i frutti che consumano e tanto meno sanno come e da chi vengono prodotti. E questo è tanto più vero per l’uva da tavola, che nasce in territori fortemente vocati e specializzati, come la Puglia e la Sicilia, per esser poi esportata in tutto il mondo. Nell’immaginario collettivo questa lontananza tra chi produce e chi consuma può alimentare indifferenza o, peggio, diffidenza. 
Questo video racconta piacevolmente la quotidianità della realtà agreste pugliese, attraverso il confronto fra un agronomo competente (Duccio Caccioni) e una donna curiosa di sapere (Giorgia Senesi). Una passeggiata all’ombra delle vigne che invita gli spettatori a capire e assaporare insieme tutto il fascino di questa terra e dei suoi preziosi frutti. Perché si fa presto a dire uva, appunto, ma in realtà dietro questo miracolo generoso della natura sta il lavoro paziente e appassionato dell’uomo. Attenzione, cura, conoscenze, sacrifici e tenacia intrecciano quotidianamente tradizione e innovazione per portare sulle nostre tavole un’uva di grande qualità, ottenuta attraverso un’alleanza trasparente tra uomo e ambiente. Per mantenere e incentivare questo primato, la produzione di uva italiana deve essere orientata al miglioramento continuo ed è questo l’obiettivo di Magis Uva da tavola. Il video ha attratto un vasto pubblico meritandosi sentiti applausi. La partecipazione degli autori, Giovanni Carrada e Duccio Caccioni, insieme agli interventi di Paola Sidoti responsabile della comunicazione di Bayer CropScience, Dario Stefano Regione Puglia assessorato risorse agricole, Giacomo Suglia presidente Apeo, Paolo Bruni presidente Cso, Marco Salvi, presidente Fruitimprese, hanno reso ancora più penetrante il messaggio. Gli spettatori hanno avuto così il piacere di gustare un’uva dolce e croccante, insieme alla consapevolezza del valore inimitabile che questo frutto rappresenta in Italia e nel mondo.    

Dal salone di Fruit Logistica alla sala del Bundestag.
Il Parlamento Federale Tedesco ha ospitato i protagonisti del progetto Magis Vino, riuniti nella sala di vetro del ristorante Käfer, il famoso Giardino d’Inverno. La locazione particolarmente suggestiva è altresì benaugurante: un centro di potere costruito sulla solennità del passato che svetta lieve e trasparente verso il futuro.
Per l’occasione hanno tenuto alcune stimolanti relazioni gli esperti del segmento ortofrutta di Bayer CropScience; Manuela Casaleggi, responsabile del progetto Magis; Franco Faretra, professore dell'Università di Bari e coordinatore del CTS di Magis; Vitale Nuzzo, professore Università della Basilicata; Rosario Di Lorenzo, professore Università di Palermo; Giuseppe La Macchia, dell’agenzia per il commercio estero Ice di Roma.
“Insieme” è la parola che anima il progetto, simbolicamente rappresentata dalla compresenza di persone non necessariamente vicine per appartenenza geografica ma unite sia nell’orgoglio italiano, sia nei propositi di questo cammino culturale, economico e sociale della nostra uva da tavola. “Comunicazione” è l’altra parola d’ordine che Bayer CropScience da sempre promuove, sorretta da un’informazione puntuale e trasparente, il vero collante strategico per la realizzazione di ogni progetto. Come ha ben detto Giovanni Carrada, rivolgendosi a tutti i presenti e in particolare ai numerosi produttori pugliesi e siciliani, “non abbiate paura di dire al mondo quello che fate!
Con quest’augurio Bayer CropScience ha brindato al successo di Magis Vino, conferma del valore italiano nel mondo ed esempio da seguire per un futuro di qualità.

Paola Cerana

sabato 2 febbraio 2013

Assaggiati per voi





Pochi Paesi al mondo sposano il piacere alla sapienza, la tradizione all’innovazione. L’Italia è da sempre regina di questo virtuoso matrimonio e lo dimostra in tutti i settori, a partire dalla cucina. Ogni regione rappresenta un universo a sé: colori, sapori e profumi si mescolano tra loro in maniera talentuosa e l’opera d’arte della natura si completa nell’opera d’arte dell’uomo. Avventurarsi tra le fragranze del Mediterraneo, in particolare, non è solo un piacere per il corpo ma anche per la mente che attraverso i sensi ripercorre una ricchezza culturale secolare.
Lungo i crinali che da Strongoli, in provincia di Crotone, digradano verso l’azzurro Mar Ionio, pare di scorgere l’ombra di Ulisse stregato non più dalle chiome della bella Calipso ma dai profumi di vite e di ulivo dell’Azienda Agricola Ceraudo.  E’ in questa terra, l’antica Petelia, che la famiglia Ceraudo nel 1973 ha acquistato la tenuta appartenuta ai Principi Campitello e Pignatello e in seguito ai Baroni Giunti, avviando la coltivazione di ulivi secolari e pregiati vigneti. Oggi l’Azienda copre 60 ettari coltivati nel totale rispetto dell’ambiente e in armonia con il microclima del territorio. La produzione di vino si aggira attorno alle 70.000 bottiglie, tra rosso, bianco e rosato, con la denominazione I.G.T che premia una qualità sincera e inconfondibile. La produzione dell’olio conta invece circa 30.000 bottiglie, un tesoro di grande valore artigianale perché le olive vengono raccolte e subito lavorate con la tecnica della spremitura a freddo in ciclo continuo. Il segreto del successo dell’Azienda non è racchiuso solo nel valore della terra ma anche nella complicità di una famiglia che si tramanda esperienza, tenacia e passione. "Ho iniziato da solo rincorrendo un sogno – afferma con orgoglio papà Ceraudo - oggi i miei figli mi accompagnano nella conduzione dell'azienda. Ognuno ha un ruolo diverso, ma tutti lo stesso obiettivo: continuare!"
Scendendo dalla penisola verso la Sicilia, ecco che si dipana un altro straordinario panorama di sapori e profumi ricomposti in opere d’arte dal talento dell’uomo. Lungo le pendici che scivolano verso il mare di Selinunte in provincia di Trapani, sorge l'azienda agricola Case di Latomie. La famiglia Centonze, proprietaria della tenuta dal 1953, ha riservato alla coltivazione dell'ulivo un ruolo privilegiato basato sull'agricoltura biologica. L'azienda è incastonata all'interno di un'area di grande interesse storico e paesaggistico e si estende su di una superficie di circa 35 ettari.  Un suggestivo scenario di ulivi secolari e lussureggianti agrumeti si adagia tra le millenarie "latomie" in un dedalo di tipiche stradelle di campagna dove i profumi della terra anticipano i sapori al palato. La particolare natura del microclima e l'amore nel coltivare le piante fanno dell'olio Centonze un vero e proprio gioiello. La qualità certificata è frutto di un impegno quotidiano alimentato da una costante vigilanza sull'intero ciclo produttivo. Le caratteristiche organolettiche tipiche dell'olio Centonze sono il colore verde intenso, il profumo di fruttato di succo d’olive spremute e una composizione aromatica molto ricca e complessa. Il tono erbaceo, con i sentori di pomodoro e carciofo, sprigiona la pienezza dell’estate mitigata dalla brezza marina in una alternanza di sfumature che solo questa terra sa offrire. Numerosi sono i riconoscimenti ricevuti dall’olio Centonze che si offre al pubblico anche in confezioni particolarmente raffinate, per il compiacimento di tutti i sensi.
Restando in Sicilia, tra Trapani e Marsala s’incontra un’altra azienda che fa della propria terra un tesoro. Appartiene alla famiglia Titone, che sfruttando le proprie tradizioni farmaceutiche ha coltivato sempre grande attenzione al benessere dell’uomo, investendo questa passione nell’agricoltura e nell’olivicoltura.
L’azienda, fondata nel 1936 da Nicolò Titone, s’adagia in un lembo di terra particolarmente vocato all’agricoltura. Un tempo vi si coltivavano anche vino, cereali e miele, mentre oggi l’attività si concentra sull’olio extra vergine biologico. Su una superficie totale di 19 ettari, sfilano oltre 5000 piante di Nocellara del Belice, Cerasuola, Biancolilla, uno spettacolo innanzitutto da ammirare in liturgica contemplazione. Oltre ad essere motivo d’orgoglio di casa nostra, l’Azienda rappresenta anche un business internazionale. L'olio Titone Dop Valli Trapanesi ha partecipato, infatti, al Crave Sydney International Food Festival, lo scorso ottobre, portando in Australia il valore inequivocabile della poesia olearia siciliana.
Ma la Sicilia non è solo terra di ulivi. Nella piana di Licata in provincia di Agrigento si estende la Tenuta dei Baroni La Lumia con una superficie di 150 ettari coltivati a vigneto in un microclima unico per luminosità, distanza dal mare ed escursione termica. 
Qui la vite, per scelta dell’azienda, include solo vitigni autoctoni tra i migliori di Sicilia: 
Nero d’Avola, Inzolia, Nerello Mascalese e Frappato dai quali ottiene vini eccezionali per intensità di aromi e di gusto.

Il casale arabeggiante risale alla fine del ‘700 e costituisce una delle proprietà vinicole più affascinanti dell’Isola.

La meticolosità del Barone La Lumia garantisce la produzione di uve di alta qualità, intervenendo sul terreno  in maniera morbida e rispettosa, perché se la terra è generosa con l’uomo, l’uomo lo deve essere con lei.
Un rispetto che si sposa con la sapienza, perché la produzione di vini elevati in barrique comporta anche impegno.

La filosofia dell’azienda si basa sull’eleganza del gusto che deriva da un felice matrimonio tra le doghe di allier e la struttura del vino. “Produrre vino è come dipingere – sostiene il Barone - bisogna avere la giusta tavolozza dei colori. Il dosaggio della barrique deve essere come il colpo di pennello sulla tela, morbido e delicato.”

Nascono così, come dalla mano di un artista, i vini della Tenuta La Lumia che, oltre alla produzione tradizionale, ha resuscitato alcuni sistemi di vinificazione del quinto secolo a.C.

Il risultato è imbottigliato nella linea dei Grecischi: Nikao, Halykàs e Limpiadostre vini assolutamente straordinari per struttura e aromi, che sprigionano, oltre ai caratteri del territorio, cinquemila anni di storia.


Dalle uve alle arance, sempre restando in terra di Sicilia. Quella per le arance è una delle vere, grandi passioni della mia vita – afferma Paolo Ganduscio, proprietario dell’Azienda Agrumicola di Ribera, in provincia di Agrigento - Amo i momenti passati in mezzo alle mie piante, a godermi il profumo delle zagare e lo spettacolo dei rami pieni di frutti.” E infatti le sue arance sono di ottima qualità, frutto non solo di un clima perfetto ma anche di tanto amore. L'azienda occupa dieci ettari di agrumeti e le arance, belle come il sole di Sicilia, sono delle qualità Washington Navel e Vaniglia. La prima, originaria del Brasile, è forse più conosciuta per la sua rotonda dolcezza ma la vera chicca dell’azienda è l'Arancia Vaniglia. La sua caratteristica è la totale assenza di acidità, oltre che di semi, virtù che la rende desiderabile anche da chi accusa sensibilità gastrica. Questo rende le arance Ganduscio un ingrediente ideale anche per giocare di fantasia in una miriade di ricette gastronomiche, dalla carne al pesce, dagli antipasti ai dessert. Ma basta tagliarle a metà e respirarne il profumo per capire quanto benessere sia racchiuso in quel concentrato di sole.
Un viaggio ideale tra i sapori mediterranei non poteva terminare se non nel mare. Quel mare che separa e unisce la Sicilia all’Africa. Siamo a Lampedusa, dove negli anni '20 il signor Gaetano Famularo fondava uno stabilimento per la lavorazione artigianale del pesce. Nel 1981, il figlio Pasqualino ha ereditato l'attività proseguendo con altrettanta passione l’arte del padre, diversificando sempre più la produzione dei prodotti conservati in maniera rigorosamente naturale. Nelle mani di Pasqualino Famularo e della sua squadra di artisti conservieri, il pesce non muore, rinasce. Acciughe, tonni, sgombri e le altre creature che questo generoso mare offre, recuperano un nobile destino che li riscatta dal sacrificio della pesca: quello di dare piacere e salute a noi esseri umani.
Molte trasmissioni televisive e altrettanti giornali elogiano le virtù dei prodotti Famularo. Tuttavia, dopo avere personalmente assaggiato queste delizie, so che le parole non saranno mai sufficienti, per questo mi sento di dare a tutti un semplice consiglio: provare per credere!