lunedì 17 novembre 2014

La rivoluzione della salute


Ovvero, gli ormoni della felicità


Immaginate un bambino nato e cresciuto nel Giappone degli anni ‘40. L’educazione tradizionale estremamente rigida cui è stato sottoposto, prevedeva che venisse regolarmente legato ad un albero in un bosco per un giorno intero;  che restasse solo di notte in montagna a contemplare le stelle; che giacesse a lungo sotto una cascata gelida fino a perdere i sensi; che digiunasse per una settimana con il permesso di bere solamente acqua. E molto altro ancora.
Non stupitevi. In Giappone, questi sono stati a lungo esercizi d’ordinaria amministrazione, con cui introdurre i bambini alle pratiche ascetiche. Lacrime e smarrimento sarebbero destinati a tradursi progressivamente in forza interiore e gioia di vivere.
Uno di questi eroici bambini si chiama Shigeo Haruyama. Protagonista ed erede di queste tradizioni, è nato a Kyoto nel 1940 da una famiglia fortemente imbevuta nell’arte medica orientale e, oggi, è uno dei medici giapponesi più affermati nel mondo. Chirurgo, esperto di agopuntura, moxa, shiatsu e direttore di una clinica di successo dedicata alla salute psicofisica e alla prevenzione dell’invecchiamento, il Dottor Haruyama è anche uno scrittore dallo stile gentile ed essenziale, in perfetto stile nipponico. Con il suo libro “La rivoluzione della salute”,  di Macro Edizioni, ha venduto oltre 5 milioni di copie solo nel suo paese.
I segreti del successo professionale di quest’uomo trapelano da queste pagine che mescolano piacevolmente vivaci aneddoti sulla sua vita personale e insegnamenti pratici volti a sconfiggere lo stress e mantenere a lungo un cervello attivo in un corpo altrettanto longevo e sano. Il Dottor Haruyama intreccia le antiche discipline orientali con i metodi diagnostici occidentali più all’avanguardia, per curare e guarire non solo chi già soffre ma anche i mibyo, che in giapponese significa chi non è non ancora malato.
Come curare, dunque, i mali della vita moderna e come prevenire i danni che lo stress provoca? La terapia del dottor Haruyama si basa sui cosiddetti ormoni della felicità. Non si tratta di elisir magici ma di sostanze chimiche spontaneamente secrete dal nostro cervello che suscitano in noi sensazioni piacevoli e appaganti, vere e proprie morfine cerebrali. Se ne conoscono almeno venti ma i principali sono l’adrenalina, la noradrenalina, la beta-endorfina e l’encefalina. La liberazione di questi ormoni dipende dall’atteggiamento interiore con cui si affrontano le situazioni e ci si relaziona alle persone. Banalmente detto, avere buoni pensieri, scatena buoni ormoni. (Meglio ancora sarebbe frequentare ‘buone persone’ ma questo non è sempre concesso!)
Questa formula sembra essere scientificamente dimostrata, almeno per ora, e il Dottor Haruyama la sfrutta prescrivendo ai clienti la sua ‘confezione tripla’: alimentazione, movimento e meditazione. Una corretta alimentazione per liberare le endorfine; un equilibrato movimento per sviluppare i muscoli; la meditazione per stimolare le onde alfa che albergano nell’emisfero cerebrale destro, responsabili del senso di rilassatezza e beatitudine.
Una simile rivoluzione psicofisica, presupposto per vivere a lungo in salute, non è un miraggio e si ottiene praticando esercizi molto più godibili (anche per chi non è masochista) del digiuno forzato e della sottomissione al gelo di una cascata. Leggendo questo libro, troverete perciò qualche buon consiglio su come aspirare alla veneranda età di 125 anni in gran forma psicofisica. Inoltre, scoprirete perché gli intellettuali e gli amanti dell’amore fisico sembrano essere decisamente avvantaggiati in questo lungo cammino che pare non avere limiti nella ricerca del piacere.
Attività intellettuale e sano sesso sono, infatti, gli ingredienti indispensabili per arrivare al traguardo colti, appagati e felici. In una parola, vivi!

Tofu, miso e yuba
Per quanto riguarda l’alimentazione, invece, il dottor Haruyama insiste sul benessere apportato da un particolare tipo di cibo tradizionalmente orientale, ma ormai diffuso anche in Occidente, ricavato dalla soia: il tofu. Volgarmente detto ‘formaggio di soia, il tofu deriva dalla cagliatura delle componenti proteiche del latte di soia, separate tramite un procedimento di riscaldamento o scrematura. Da cibo prediletto dei monaci buddisti, il tofu è declinato in mille ricette in tutto il mondo e alla mistica seduzione esotica ha aggiunto la fantasia culinaria internazionale. Altri due cibi derivati dalla soia e ugualmente virtuosi, ma meno diffusi in occidente, sono il miso e la yuba. Il miso è un condimento giapponese estratto dai semi di soia dopo una fermentazione di mesi da cui si ottiene una pasta che va dal giallo al marrone chiaro. Il miso è la base di una zuppa molto apprezzata in Giappone, tanto che spesso rappresenta il primo pasto della giornata. La yuba, invece, si ottiene portando a ebollizione il latte di soia: il calore produce una superficie cremosa e densa composta dalle proteine e dai lipidi della soia. Questo strato viene schiumato e fatto essiccare fino a formare delle foglie giallognole, che in giapponese si chiamano yuba, appunto.

Dopo aver letto La Rivoluzione della salute del dottor Haruyama mi sono sentita decisamente rincuorata: nutrendomi di tofu regolarmente e praticando le sopraddette attività q.b. ogni giorno, mi sento candidata a diventare una centenaria sana e felice !