giovedì 4 ottobre 2012

Animali senza coda e animali senza cuore



Tra le tante notizie che scorrono in rete, ne è apparsa una poco fa che mi ha particolarmente addolorato. Si tratta dell’immagine di un povero cane sofferente cui è stata amputata la coda con un colpo d’accetta.
Ora, senza soffermarmi su questa brutalità che ancora oggi viene praticata su molte razze canine, anche se non con la stessa barbarie grazie al cielo, vorrei cercare di spiegare perché la coda non è un semplice optional per i cani ma una parte del corpo fondamentale per una sana vita sociale.
Chiunque abbia un cane sa che lo scodinzolio è una risposta emotiva a uno stimolo. Non tutti sanno, però, che lo scodinzolio cambia a seconda dello stimolo e che, quindi, il modo di muovere la coda esprime il tipo di emozione provata e anticipa la reazione che il cane avrà di fronte allo stimolo. Quando il cane osserva qualcosa o qualcuno che suscita una risposta positiva, cioè di avvicinamento (il padrone o la ciotola della pappa) lo scodinzolio è ampio e scorre da destra a sinistra, con un’evidente maggiore estensione verso destra. Spesso, in alcune razze, la coda giunge persino a lambire il lato destro del corpo, tanto è il vigore con cui viene sventolata. Quando, invece, il cane osserva uno stimolo negativo (una persona non famigliare o un cane dominante con atteggiamento aggressivo) lo scodinzolio esprime una risposta di ritrazione, anziché di avvicinamento, rivelata dal movimento della coda decisamente più accentuato verso sinistra. Rispetto alla prima reazione positiva, in questo caso lo scodinzolio è anche meno ampio e insistente.
Questa asimmetria non è identica in tutte le razze di cani. Facendo un’analogia con l’animale uomo, potremmo dire che somiglia alla preferenza per l’uso della mano destra, visto che il 90% degli individui è destrimane mentre gli altri sono mancini o ambidestri. Lo stesso accade nei cani, per cui lo scodinzolio verso destra di fronte a stimoli positivi e quello verso sinistra di fronte a stimoli negativi copre l’80 % circa degli individui, una percentuale comunque alta.
L’analogia con l’uso della mano suggerisce che la reazione della coda è guidata dal cervello, ovviamente, perché la parte destra del cervello comanda la parte sinistra del corpo e viceversa, tanto negli umani quanto nei cani. E questo ha un’importante implicazione con i sentimenti e le reazioni emotive, visto che l’emisfero destro è quello fondamentalmente emozionale e quello sinistro razionale. In realtà i marchingegni cerebrali son ben più complessi, tuttavia queste poche regole elementari sono sufficienti per dimostrare l’importanza che ha - a livello di comunicazione e non solo di funzionalità - quel banale pezzo di ossa e pelo che ogni tanto scodinzola apparentemente a caso. Quel banale pezzo di corpo che, insieme alle orecchie, noi umani ci ostiniamo ad amputare per rispondere a ideali estetici del tutto non condivisibili e sovvertibili.
Ora, ditemi, quali altri modi avrebbero i cani di comunicare tra loro e con noi se non usando il linguaggio del proprio corpo? Non tutti gli umani sanno guardarli negli occhi e interpretare il loro pensiero, anche se sono sicura che questo sia possibile, in una reciprocità comunicativa sorprendente. E non tutti i cani per indole abbaiano, guaiscono o ululano, ma è certo che tutti muovono le orecchie e scodinzolano. Come potrebbero, dunque, i cani esprimere gioia, paura, diffidenza, sofferenza, gratitudine se vien tolta loro la possibilità di utilizzare la naturale mimica del corpo?
Riguardo per un attimo la fotografia di quella creatura sofferente cui è stata mozzata la coda con un colpo d’accetta. Un moto di rabbia mi ruggisce dentro e ora vorrei poter guardare in faccia anche l’autore di quel barbaro gesto. Mi chiedo chi sia l'animale, lui o il cane. Sento che vorrei punirlo, eppure son convinta che questo povero cane, al contrario di me, sarà sempre capace di perdonarlo.

Pagamento in natura



Certe case editrici piuttosto importanti sono molto soddisfatte delle mie recensioni. Si complimentano, dicendomi che riesco a dare una seconda vita ai libri e io me ne compiaccio, perché amo il lavoro che faccio.
Sono talmente entusiaste che, ogni volta, mi gratificano omaggiandomi di nuovi libri appena sfornati, da recensire, ovviamente. Così, al loro compiacimento si unisce quello delle riviste che pubblicano le recensioni e anche il mio, lo confesso, che sento il mio narcisistico Ego gonfiarsi sempre più smoderatamente.
In poche parole, vengo pagata ‘in natura’. Tanto che sono sommersa da libri, senza avere più spazio dove riporli.
Ora, mi sorge un pensiero: se anziché scrivere recensioni di libri avessi decantato le qualità di certi dolci, che so, strudel, sacher, cannoli o babà? Sarei certamente obesa, a questo punto, visto che è mia abitudine sperimentare l’argomento di discussione prima di raccontarlo. O, peggio ancora, se avessi dovuto raccomandare le virtù di vibranti oggetti di piacere per solitarie signore insoddisfatte delle proprie relazioni amorose? Non oso immaginare ma di certo sarei esaurita in breve tempo e avrei dovuto chiedere aiuto a un bravo analista per risolvere le mie inevitabili frustrazioni psicofisiche!
In conclusione, posso dire d'essere davvero fortunata. Essere pagata in natura, con i libri, è cosa buona e giusta: nutre senza ingrassare e soddisfa senza peccare!