mercoledì 29 luglio 2015

Il prezzo


Cambiare vita costa.
E il prezzo a volte è molto alto. Un prezzo talmente alto che meriterebbe d’avere un nome.
Il suo nome è Solitudine.
Cambiare vita vuol dire lasciare una casa, chiudere una porta alle spalle, dire addio a spazi, a momenti, a odori, a voci, ad affetti. 
Ma non ai ricordi.
Quelli sono, ahimè, invisibili presenze che non si lasciano sbattere la porta sul muso. Quelli, al contrario, t’inseguono e ti perseguitano con una dolorosa dolcezza che sa di vendetta, una lama di miele che pungola a sangue le pieghe più tenere dell’anima. Quelli, i ricordi, restano vivi, palpitanti, graffianti chiusi come aculei pungenti dentro la tua testa, dentro il tuo cuore e bussano, trapanano, perforano ogni pertugio del tuo Essere. Non per uscirne ma per radicarsi più dentro.
Ed è allora che capisci per davvero quanto costa cambiar vita. E proprio mentre hai fatto il primo passo con l’audacia di chi sogna ti domandi se sei pronta sul serio, se hai davvero le risorse per pagare quel prezzo. Inspiri forte e senti che vorresti tutt’a un tratto tornare un poco indietro per raccogliere in un solo abbraccio tutto quello che improvvisamente ti sta mancando. Tutti quegli spazi, momenti, odori, voci e affetti, tutte quelle persone che ami e che ti amano …  vorresti portarle via con te, riunite in quell'unico grande abbraccio.
E invece ti accorgi che non puoi. Perché se il prezzo da pagare per cambiar vita si chiama Solitudine, quell’abbraccio che vorrebbe portar via tutto e tutti si chiamerebbe Egoismo!
Perciò, mia cara, accetta le conseguenze della tua scelta ora che l’hai fatta.
Cambiar vita costa. Dunque paga. 

domenica 26 luglio 2015

Silente dialogo


Lontane eppure vicine.
Silenziose eppure vibranti.
Quando due Anime si conoscono, si sentono.
Le parole non servono e le distanze si annullano.
Il dialogo tra loro è un filo di seta che cuce pensieri, una musica mistica che allaccia emozioni, un profumo alchemico che mescola sensazioni.
Così, il piacere di stare insieme non ha mai fine.
Lontane eppure vicine.
Silenziose eppure vibranti.
Due Anime che si conoscono, si sentono.

E in questo silente dialogo, si desiderano.

mercoledì 22 luglio 2015

L'ora dei pipistrelli


C’è un istante ben preciso che separa la sera dalla notte. E’ l’ora dei pipistrelli!
E’ un istante che pare sopraggiungere all’improvviso. Si crea nell’aria come un immenso punto chiaroscuro che tutto inghiotte, mastica e risputa, una sfumatura alquanto indecisa tra l’essere e il non essere, tra la veglia e il sonno. Succede ovunque probabilmente ma a me sembra più evidente qui, dove i colori dell’acqua si mescolano a quelli dei boschi.
Sì, perché quando il lago si scrolla di dosso il calore del sole e le stelle cominciano a chiacchierare, ecco che il teatro naturale cambia vistosamente scenario e protagonisti.
Non è solo una questione di tinte. Anche le creature diurne, infatti, sembrano volatilizzarsi insieme all’ultimo chiarore per lasciare spazio solo a loro, ai pipistrelli e alla loro tenebrosa danza.
Colpevoli solo d’essere oggetto di umani (o forse inumani) pregiudizi, i pipistrelli a quest’ora s’appropriano puntualmente del proprio spazio quasi a voler recriminare una più giusta collocazione nell’universo.
Eppure, al loro naturale sopraggiungere, molti scioccamente si ritraggono, io compresa. Non che abbia qualcosa di razionale contro di loro, povere creature del buio assai utili all’ecosistema, tuttavia non riesco ad abituarmi alla loro nevrastenica ballata. Sembra che non abbiano mai sosta, compaiono all’improvviso come sollevati da un uragano di molecole invisibili e con il loro imprevedibile volteggiare ricamano nell'aria un pentagramma che ricalca certi brani jazz dall’indecifrabile melodia, intuibile solo a sopraffini  intenditori. Impossibile rintracciare una grammatica nei loro movimenti, eppure una logica c’è. Insetti, correnti d’aria, sorgenti sonore, barriere fisiche. Ecco: barriere fisiche. Perché mai dovrei temere che uno di loro possa malauguratamente, per un assurdo errore matematico, sbagliare mira , direzione, traiettoria e finire proprio addosso a me?! Non è mai successo, è vero, eppure ogni sera al sopraggiungere dell’ora dei pipistrelli, mi assale questo inguaribile timore, ereditato dai fantasmi notturni di un’infanzia scompigliata.
Allora, consapevole dei miei resistenti ostacoli interiori, saluto il mio lago, do il benvenuto alle stelle e in fretta e furia mi ritiro dal giardino che volge lo sguardo alla prima luna.

Appena in tempo, sono arrivati! Prima uno, poi due, poi quattro e cinque insieme, come una flotta aerea sollevata d’urgenza in missione. I pipistrelli anche oggi cominciano la danza e sicuramente staranno ridendo di quella buffa donna che, immancabilmente, ogni volta a quest’ora, scappa via dal giardino con le mani sulla testa. Chissà, a pensarci bene forse per loro è lei, con le sue nevrasteniche fughe dal nulla, quell’istante preciso che separa la sera dalla notte!

martedì 21 luglio 2015

La differenza


Cullata dalle carezze liquide del lago, m’abbandono per qualche lungo istante all’ozio.
Piacevole vizio per pochi privilegiati un tempo, condizione spesso subita oggi. Ma che cosa trasforma l’abbondanza di tempo a disposizione da insofferenza a piacere? Quale la differenza tra vuoto, noia, aridità e pienezza, ispirazione, creatività?
In fin dei conti starsene così lungamente in contemplazione di un panorama che pare essere sempre identico a se stesso - unico accenno di vitalità concesso dal bavaglio dell’afa qualche papera, una coppia di svassi e una famiglia di cigni che sfida la superbia degli umani col suo solenne corteo - potrebbe risultare monotono alla maggior parte delle persone. Eppure, gettando i propri pensieri a capofitto in questo pozzo d'innaturale incanto, ci si può abbeverare di qualcosa di speciale: lo stupore, uno stupore in ogni istante diverso come la luce rifratta da un  prisma, diverso a seconda del calar dello sguardo ... che si posi su una collina o su un filo d’erba, sul profilo della città all’orizzonte o sulla roccia che sostiene il tuo piede. Ed e’ proprio quello – lo stupore - l'alchemico segreto che trasforma il vuoto in pienezza, la noia in ispirazione e l’aridità in creatività.
Così, quando presa da ingenuo slancio emotivo ho sussurrato a chi mi stava accanto “Dio, guarda là che meraviglia!” indicando due buffi svassi appassionatamente coinvolti in una danza di corteggiamento, mi sono sentita rispondere “Embè, che c’è di speciale … son due uccelli che nuotano!” allora, stupita, ho capito la differenza. 
La differenza tra chi sa stupirsi e chi no.
Tra guardare e vedere. Tra noia e ozio. Tra gli altri e me. 

mercoledì 1 luglio 2015

Abbraccio lacustre


Quante volte ho nuotato in questo lago.
Poco fa, come trent’anni fa! Così tanto tempo è passato e così poco sembra essere cambiato. La sensazione è di nuotare in uno spazio liquido, fluttuante, immobile e nello stesso tempo mutevole, mai uguale a se stesso. Ogni bracciata è in realtà un abbraccio che crea una sorta di amniotica compenetrazione tra me, il corpo, e lui, l’acqua.
Perché così come l’acqua prende la forma di ciò che la contiene e la custodisce, allo stesso modo lo stato d’animo s’adatta al corpo che cresce e si trasforma.
Eppure, queste acque che prendono in prestito il colore delle colline e la voce dei gabbiani mi regalano l’illusione di essere sempre la stessa giovane selvatica creatura che nuotava insieme a papere e cigni, stupita oggi come allora di quanto la Natura sia somma sovrana qui. Anche il profilo del lago è poco o nulla cambiato, come se la macchina del tempo si fosse intestardita e avesse capricciosamente tirato il freno a mano.
E lo rivedo il tempo passato su queste sponde. Trent’anni, un soffio! I primi giochi, le prime avventure, i primi baci … amicizie d’infanzia ferite, antichi amori ritrovati, nuovi puzzle umani da costruire e curare con viva dedizione, ora che il valore delle relazioni mi è ben chiaro, insieme al sapore della solitudine. Fedele alle mie dolci memorie, il lago sembra voler farle riaffiorare mescolandole ai pensieri ormeggiati al presente.
Forse questo abbraccio lacustre che si perde nel mio animo vuol suggerirmi proprio questo. Che la differenza tra ieri e oggi sta tutta qui: nella consapevolezza che si ha di sé e degli altri, dei propri limiti e delle proprie potenzialità, delle relazioni umane vere e di quelle truffaldine. Quel che non cambia, invece e per fortuna, sono gli slanci sentimentali e la spontanea vivacità con cui vien voglia di tuffarsi, un’altra volta ancora ad occhi chiusi, nella speranza, nella gioia, nell’amore, nella vita!

E un’altra volta ancora torno a tuffarmi in questo lago che mi aspetta, ora che finalmente un po’ mi appartiene. E ora che io, creatura selvatica non proprio più giovane, finalmente appartengo a lui.