martedì 4 settembre 2012

Un rospo da sballo



Avete mai leccato un rospo? Se la risposta è sì, innanzitutto vorrei consigliarvi il nome di un buon dottore che potrebbe fare al caso vostro. Se, invece, questa morbosa curiosità non vi ha mai tentato, avete evitato non solo il rischio d’essere presi per matti ma anche certi effetti collaterali che quest’attrazione fatale può comportare.
Avere un rapporto così intimo con queste viscide creature può rivelarsi, infatti, un’esperienza letteralmente allucinante. Alcuni rospi secernono un veleno molto potente in grado di procurare alterazioni della mente simili a quelle stimolate dal LSD: illusioni ottiche, amplificazione delle sensazioni, distorsione della percezione spazio-temporale, delirante euforia. Un viaggio psichedelico, insomma, solo apparentemente piacevole che, in realtà, può rivelarsi molto pericoloso. Questi grossi rospi, originari del Sudamerica, appartengono alla specie del Bufo marinus (rospo marino), chiamato anche “rospo delle canne” e non in virtù di suoi malsani vizi ma perché prolifera volentieri nelle piantagioni di canna da zucchero.
Già nel Medioevo, in verità, si conoscevano le capacità venefiche di certi rospi ma soprattutto dal secolo scorso si è tentato di sfruttarne i benefici, scoprendone così anche i poteri allucinogeni. Si sapeva, per esempio, che questo ranocchio era ghiotto delle larve di un coleottero che, guarda caso, era il peggior nemico della radice della canna da zucchero. Negli anni trenta, si pensò quindi di utilizzare il Bufo come antiparassitario naturale, per proteggere quelle piantagioni senza dover ricorrere a nocivi fumiganti chimici. Nel 1935, l’Australia importò dalle Hawaii un centinaio di Bufi, con la speranza di debellare definitivamente le invasioni perniciose dei coleotteri. Per stimolare l’attività degli animaletti deportati, gli abitanti del Queensland crearono persino pittoreschi stagni colmi di ninfee, con l’intenzione di incoraggiare il comportamento romantico dei rospi e di moltiplicare, insieme al loro numero, anche il benessere delle colture. In effetti, ben presto gli stagni pullularono di vivaci girini che, una volta giunti a maturità, venivano puntualmente trapiantati nelle piantagioni di canna da zucchero per compiere la loro missione.
L’dea in sé era ottima, ecologicamente encomiabile. Peccato, però, che i coleotteri sapessero volare, mentre i rospi no. Così, mentre le piante di canna da zucchero continuarono ad avvizzire divorate dagli insetti, i rospi se la spassavano beatamente, acquattandosi nei prati in cerca di golosi bocconi più a portata di lingua ma, soprattutto, in cerca di femmine. Queste creature goderecce, infatti, amano prima di tutto accoppiarsi e lo fanno senza freni, dedicando sfacciate attenzioni amorose a qualsiasi cosa capiti loro sotto tiro. Pare sia persino successo che qualche ranocchio, particolarmente infervorato, abbia scambiato dei piedi umani per una coppia di prosperose rane, cercando di sfogare così l’irrefrenabile libido in una grottesca orgia. Molto più spesso, però, i colpi andavano a segno e così, in poco tempo, i rospi assatanati sempre più numerosi, divennero il flagello di gran parte dell’Australia, mentre i coleotteri furono debellati con un banale insetticida. 
Ma come ci si accorse dei poteri allucinogeni del Bufo? Con la lingua, appunto! Questi rospi, oltre a moltiplicarsi a dismisura, cominciarono a seminare morte: polli, cani e roditori morivano regolarmente dopo essere stati a contatto con i batraci. Non solo, cominciarono a capitare strani fatti: alcuni adolescenti particolarmente curiosi pensarono bene di … leccare i Bufi, chissà poi perché, ricavandone delle straordinarie sensazioni euforiche. La notizia che una semplice leccata potesse far “sballare” la mente rimbalzò come un fulmine ovunque, alimentando una crescente curiosità. Così, i poveri rospi tornarono ad essere cacciati come ai tempi delle streghe: prima bolliti, poi essiccati e infine fumati o sniffati, con tecniche sempre più raffinate, alla ricerca di un’euforia a buon mercato apparentemente innocua. Questa corsa al delirio perdurò finché un ragazzo ebbe un attacco cardiaco dopo aver inghiottito per scommessa venticinque girini. Persino un bambino di cinque anni, in preda a tremende convulsioni, fu salvato per miracolo, dopo essersi infilato in bocca un intero rospo!
Sono stati i chimici a spiegare scientificamente il mistero dei rospi psichedelici. L’evoluzione ha dotato questa specie di batrace di uno spettacolare meccanismo difensivo, per proteggerlo dall’aggressione di predatori famelici. Quando sono spaventati, i Bufi attivano delle ghiandole situate dietro gli occhi che secernono delle tossine talmente micidiali da scongiurare un eventuale attacco. Sono stati identificati almeno quindici composti nel veleno di questo rospo, ognuno dei quali è responsabile di una drammatica serie di sintomi. La bufotalina è un potente stimolante cardiaco, in grado di procurare tachicardia e addirittura l’infarto, ma veniva usata come farmaco prima ancora che si conoscesse l’estratto della digitale purpurea. Mentre la bufotenina è la sostanza responsabile degli effetti allucinogeni sulla mente, perché agisce direttamente sul sistema nervoso centrale, e la sua struttura chimica è molto simile a quella della serotonina. Anch’essa, nelle giuste proporzioni, viene impiegata nella cura di malattie molto importanti a livello neurologico. Come spesso accade in natura, anche in questo caso, un piccolo essere vivente racchiude in sé sia il bene che il male, in un meraviglioso paradosso chimico in grado sia di guarire sia di uccidere.
Per via di questo miracoloso potere, i poveri rospi sono sempre stati perseguitati e oggi non sembrano avere una sorte molto migliore rispetto al passato. Prima, ridotti in pozioni magiche; poi leccati, fumati e sniffati; poi ancora sintetizzati in pillole e iniettati in sieri. E non è finita: pensate che ogni anno, in Australia, si apre la caccia al rospo e durante il “toad day out” (il giorno della caccia al rospo delle canne), i poverini vengono catturati e soppressi senza pietà, congelati oppure soffocati in sacchi di plastica pieni d’ossido di carbonio. E tutto questo per porre riparo ad una scellerata invasione scatenata dallo stesso uomo!
E nel prossimo futuro quale sarà il destino dei rospi? Alcuni imprenditori della moda vorrebbero farne un business sottoforma di cinture, scarpe e portafogli; i venditori di souvenir già spacciano i Bufi come insostituibili portafortuna, imbalsamati naturalmente; i Cinesi stanno studiando i loro corpi congelati in vista di possibili usi nella medicina alternativa.
Insomma, saranno pure un po’ inquietanti con la loro lingua vischiosa e la pelle verrucosa ma a me questi animali sono simpatici, anche se non li leccherei mai! Solo nelle fiabe, forse, i piccoli rospi potranno continuare a vivere per sempre felici e contenti, e proprio grazie ad un bacio. Quel brutto rospo che, dopo aver baciato la principessa, si è trasformato per incantesimo in un bellissimo principe, è stato davvero fortunato. Forse, non era uno qualunque passato lì per caso ma si trattava proprio di un Bufo marinus, sfuggito a streghe, alchimisti e cacciatori, alla disperata ricerca di un po’ d’affetto.
Nessuno sa se la principessa abbia visto i fuochi d’artificio dopo quel miracoloso bacio ma di sicuro lui, il rospo, è riuscito a fare una fine davvero … stupefacente!

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