E’
sorprendente notare come si scrive bene quando si pensa di non essere letti,
magari tenendo un caro vecchio Diario nella penombra della propria stanza da
letto.
E’ un po’ come camminare nudi per strada senza inutili fardelli né falsi
pudori, esibendo non la sensualità del corpo ma la naturalezza dell’anima.
Purtroppo,
l’impellenza a condividere sempre le parole con un pubblico è ormai la droga
più diffusa che eccita il nostro piacere narcisistico mortificando invece il
gusto dell’intimità.
E’ una droga subdola che spesso costringe la scrittura a
mascherarsi, a truccarsi, a ornarsi, trasformando noi piccoli scrittori in ambiziosi
attori, spudorati esibizionisti intenti a sedurre un gigantesco anonimo
voyeur, di cui noi stessi, ahimè, facciamo parte.