Per anni mi sono rifugiata nella
lettura come una tartaruga nel carapace.
Ho sempre considerato i libri
come fonte di consolazione e di compensazione interiore, mai come varco d’apertura
verso il mondo esterno.
Oggi invece, dopo tante pagine consumate nel silenzio
di un’avidità quasi morbosa, mi rendo finalmente conto di quale fertile
ricchezza ho lentamente accumulato. Mi rendo conto, cioè, che ciò che ritenevo
essere un solitario giaciglio senza spiragli di luce era al contrario la pista
di decollo verso vette imprevedibilmente ariose.
La conoscenza è l’humus della
vita: non sta chiusa nei libri, si libra nella mente e vibra dentro il cuore,
seminando e contagiando. Fertilizza i pensieri, emoziona le idee, trasforma i
sogni in progetti e le fantasie in realtà.
E scrivere, oggi, mi sembra essere
la naturale, fisiologica proiezione del leggere. Un passo ulteriore, una spinta
ancora più in alto, verso quelle vette ariose che fino a poco, pochissimo tempo
fa, parevano irraggiungibili chimere.
Non è ambizione la mia, è solo riconoscenza
e lo voglio dire.
Grazie libri!