A dieci anni dalla nascita di Facebook, una riflessione tra
tutte vince in me.
Al di là della rivoluzione che il concetto di Amicizia ha
subito – un’amara involuzione, in verità – s’è radicata a mio parere
un’esasperata incapacità di stare soli con se stessi. Forse i due fatti son
connessi, anzi mi pare evidente sia così: l’illusoria sensazione di essere in
contatto con persone idealmente vicine - per idee, gusti, sentimenti, emozioni,
obiettivi - ha generato un diffuso bisogno di condividere tutto subito – idee, gusti,
sentimenti, emozioni, obiettivi – per bearsi dell’urgente compiacimento, e
autocompiacimento, che questa distorta maniera di stare insieme infonde.
Il problema è che spesso le immagini di sé trasmesse da
quest’infinito parco giochi virtuale sono assolutamente dissonanti con la
realtà e con le nostre attese, e si finisce per identificarsi nell’autoreferenzialità altrui, anziché
stabilire un dialogo critico di reciproco ascolto in cui si impara realmente a
conoscersi piano piano. La faccenda meriterebbe una profonda analisi psicologica, che per adesso
rimando.
Ora m’interessa seguire un altro pensiero: anche quando
s’accende in noi la consapevolezza che tutta questa giostra di amichevoli ‘mi
piace’ è solo un’illusione, non si ha voglia di rinunciarci. Non si rinuncia
perché è consolatoria, perché alleggerisce anche se illude ma pazienza, intanto
si sorride trascinati spesso sempre più lontano da ciò che ci circonda nelle
immediate vicinanze e che a volte proprio ‘non piace’. Ecco perché penso sia la paura
di stare soli con se stessi a impedire il generale risveglio da quest’ipnotico
risucchio virtuale.
Da parte mia, continuo a partecipare con il dovuto disincanto a questo gioco di prestigio, senza urgenza e con molta ironia, e questo me lo rende piacevole. Ma soprattutto continuo a
chiamare ‘amica’ e ‘amico’ solo quelle poche persone che conto sulle dita di una mano.
E per quanto riguarda lo spauracchio del silenzio, dell’isolamento, del
pazientare, del non-comunicare e non-condividere, e dunque del rischio di restare
sola con me stessa … bhe, questo per me è sempre e solo un grande piacere, mai un timore, un piacere che ho imparato ad esercitare fin da piccola e che tuttora mi salva. Ma probabilmente, a parte me, solo quelle due o tre persone mie amiche, quelle che conto sulle dita di una mano, sanno davvero di cosa sto parlando...e forse senza di loro sì che mi sentirei davvero sola!
p.s. sempre che anch'esse non si siano già perse nell'attrazione fatalmortale di Facebook :)