L’intimità con una persona di solito è una conquista.
Imparare a condividere spazi e tempi, accettare la
vicinanza, il contatto, la contaminazione corporale di una presenza diversa
dalla nostra senza provarne vergogna, fastidio, timore ma, anzi, gustandone il
piacere, dovrebbe essere una costruzione lenta. Un’educazione al rispetto altrui, un
indietreggiare di fronte al proprio egotismo per accogliere le abitudini e le
esigenze di questa persona che è altro da noi.
Pelle, respiro, odore, umori, voce, non sempre tutto
combacia, anzi!, e non sempre l’intimità corrisponde esattamente a ciò che
vorremmo. Meglio forse la libertà, addirittura la lontananza, la solitudine, a
volte.
Poi, però, può capitare che per caso, senza alcuna
premeditazione ma, al contrario, del tutto all’improvviso, avvertiamo nei
confronti di qualcuno una misteriosa attrazione che sfugge alle regole della
ragione, della chimica, della fisica. Qualcuno che a mala pena conosciamo e che
tuttavia ci chiama come una calamita, in un’irresistibile collante epidermico.
L’intimità a quel punto diventa un’esigenza. Un istinto
prima ancora che un’abitudine, un bisogno di condividere tutto. Spazi, tempi,
pelle, respiro, odore, umori, voce, in una mescolanza animalesca eppure
spirituale, in una sovrapposizione del tutto naturale per quanto difficile da
spiegare.
Forse succede quando quella persona ci corrisponde dentro, quando
parla la nostra stessa lingua, un linguaggio fatto di suoni, di sogni, di
desideri, di paure, di speranze, di silenzi. Un linguaggio fatto di ombre
accumulate negli anni, partorite da un sottobosco sommerso, primordiale, che
forse tutti posseggono, ma che il pudore ha ricoperto di veli. Veli che tutt’a
un tratto volano via permettendoci di accettarci completamente, finalmente,
ombre e luci che insieme diventano colori.
Spesso occorre proprio l’intimità
con qualcun altro per riuscire a stare in autentica intimità con noi stessi. E' come mettere a nudo la propria anima rispecchiandosi nel profondo di un'altra anima.
Forse la soglia da varcare per raggiungere questa
naturalezza è questa: andare oltre l’apparente senso del pudore, quel pudore
artificiale che obbliga a mentire. Non può essere una scelta ragionata ma un
passo nel vuoto: solo così quel millimetro che ci separava dall’altra persona
scompare definitivamente e la mescolanza alchemica diventa totale, sgretolando muri, frantumando confini.
Tu sei me. Io sono te. L’illusione è più forte della realtà.
Sappiamo che non è vero ma finalmente sappiamo chi siamo.