Vorrei esprimere la mia simpatia e solidarietà alle tante e
tanti blogger che seguo puntualmente in rete. Mi riferisco a quell’universo di
penne nomadi che, volenti o nolenti, disertano le pagine ufficiali di riviste e
webzine ma che quotidianamente liberano la propria voce ritagliandosi un
proprio spazio virtuale. Uno spazio spesso ristretto e sacrificato, scevro da vincoli
ma talvolta anche da gratificazioni.
Penso che, dopo tutto, la spinta a comunicare attraverso un
proprio blog non risponda sempre e solo a un bisogno narcisistico, cioè quello
di arraffare a tutti i costi visibilità e di mettere in vetrina la propria
conoscenza o arte lirica per puro autocompiacimento. C’è chi scrive (e c’è chi
scrive bene) anche per dare voce agli altri, facendosi strumento e non attore
della comunicazione: per raccontare storie di persone, retroscena di
situazioni, panorami emozionali, e non semplicemente fare cronaca di fatti
senz’anima. Spesso su riviste e quotidiani non c’è spazio per l’emozione, tanto
meno per la riflessione intima e affezionata che esonera dall’obiettività
richiesta dalle redazioni.
Personalmente, e probabilmente controcorrente, noto che questo modo di
comunicare spontaneo (quando è ben espresso) e svincolato dai frequenti
capricci e interessi di direttori non sempre responsabili (!) sia invece ammirevole
e dovrebbe essere apprezzato anche da chi fa giornalismo puro. Perché si sa,
invece, che i giornalisti professionisti tendono a snobbare i blogger, quasi
fossero il sottobosco ombroso rispetto al loro rigoglioso giardino (ora assai
in degrado, ahimè!).
Ben vengano dunque queste
penne senza patria che, con un po’ di talento e un po’ di sensibilità,
aggiungono ogni giorno un tocco di umanità alla comunicazione comandata.
... e poi, la soddisfazione d'esser liberi di scrivere ciò che si pensa non ha prezzo!