“L’anima è vulnerabile e soffre; è passiva e ricorda. L’anima è
immaginazione e un cavernoso deposito di tesori, confusione e ricchezza
insieme. Però la vita, il destino, la morte non possono diventare consci; così
con l’anima viene costellata una consapevolezza del nostro fondamentale essere
inconsci.”
Sono solo alcune delle
riflessioni di James Hillman concertate nel libro di Moretti & Vitali, a
cura di Francesco Donfrancesco, dal titolo “James
Hillman, verso il sapere dell’anima”. I saggi contenuti in questo volume
rendono omaggio all’opera di uno dei più pregnanti pensatori del nostro tempo.
Le voci degli autori convergono come una luce riflessa attraverso un prisma
interpretativo che ricompone le infinite sfumature di questo psicologo
americano innamorato della cultura europea e italiana. Anche grazie anche alle
molte fotografie che ritraggono l’analista nella sua quotidianità, sfogliare le
pagine di questo libro è un po’ come seguire i passi dell’Hillman uomo,
semplice e sorridente, per le strade di Bologna, Firenze, Porto Ercole e
Vignanello. Ne emerge un personaggio che tutti avremmo voluto conoscere per
l’istintiva simpatia che suscita. Ma anche per la sua straordinaria levatura
intellettuale, coinvolgente e contagiosa: pragmatico e filosofico, eretico e
rivoluzionario, il più fedele erede di Jung è anche il suo più audace traditore
poiché si sa che ogni allievo all’altezza del maestro riesce sempre a
sorprenderlo. Tuttavia Hillman si sgancia dal pensiero junghiano abbracciandolo
e non disdegnandolo. Decolla verso orizzonti audaci e ambiziosi, recuperando le
preziose gemme di quella tradizione filosofica che sboccia in Plotino, Eraclito
e Vico per atterrare in un presente in cui l’anima sembra essere sempre più
mortificata dalla cultura della fretta e del materialismo.
Riconducendo il pensiero
junghiano all’umanesimo italiano, Hillman rivaluta il sodalizio tra bellezza e
giustizia, poiché la bellezza agisce come
una voce che chiama a cose migliori, che spinge il cuore ad amare, la mente a
immaginare. Eppure, la moralità senza bellezza immiserisce il cuore e la mente.
Hillman punta il dito contro la perdita della facoltà originaria dell’uomo, la
facoltà poetica e immaginativa, e coglie la causa dell’imbarbarimento della
società moderna proprio nella diffusa incapacità di entrare in contatto con
l’anima mundi sottesa a ogni essere vivente.
Fare anima è il concetto folgorante, davvero rivoluzionario, di
Hillman: significa rovesciare il verso del proprio processo di crescita,
pensare che anziché ascendere si debba discendere per conoscere le risposte ai
propri interrogativi. Il cammino della comprensione è un progressivo
oscuramento, un bagno nell’incertezza, volto alla ricerca di una verità obliqua
e trasparente, mai rettilinea e cristallina. E’ un invito a riscoprirsi bambini
per tornare a vedere gli angeli, quegli angeli che non sono fantasmi o miraggi
ma le eloquenti manifeste sfaccettature di quell’anima mundi che dobbiamo assolutamente
recuperare per non inaridire del tutto. Da qui l’esigenza di incoraggiare una
psicologia politeista - perché l’anima è per sua natura politeista – per
favorire la differenziazione e l’elaborazione di sè, non più
l’individualizzazione di un illusorio unico Sè.
James Hillman, con profonda
levità e pensosa ironia, ha teso un ponte intellettuale non solo teoretico ma
soprattutto pratico tra passato e futuro, tessendo gli scenari culturali
necessari per una psicologia più adatta all’uomo moderno. Queste pagine
rappresentano la minuziosa testimonianza di quanto sia attuale e dinamico il
suo spirito, anzi la sua anima. Anima che, attraverso la voce di chi ha avuto
la fortuna di conoscere Hillman di persona, giunge viva e brillante anche a noi
lettori, coinvolti in quello stesso sentimento di ammirazione e riconoscenza
che trapela dai contributi degli autori.
Questo libro non rappresenta, dunque, solo un elegante omaggio James
Hillman. E’ piuttosto è uno strumento concreto che contribuisce a trasformare
l’incolmabile vuoto lasciato da un grande uomo in un terreno fertile da
coltivare, in virtù di un raccolto intellettuale sempre più fruttuoso e
contagioso.