La voce è lo specchio dell’Anima. Non gli occhi.
Musica che scivola nel petto, fluido che si inietta nelle
vene, brivido che si riverbera nella testa accendendo sinapsi emotive senza
fine. Un diapason che scuote di onde le viscere, come un maremoto perpetuo,
insonne e ineluttabile.
Questo è la voce, di chi oltrepassa il confine sterile
delle parole per versare il loro vero contenuto direttamente dal suo spirito allo
spirito di chi ascolta. Un travaso di essenze vitali che disseta e nutre in un
ancestrale ritorno alle origini, al paradiso perduto, alla Grande Madre.
Poesia, magia, spiritualità, sacralità, follia, delirio,
morte, rinascita…sarebbero solo lettere inanellate tra loro dalla logica della
grammatica eppure svuotate di senso se non fossero sottese da una voce che,
oltre a parlare, ‘sente’. E’ questo saper ‘sentire’ l’altro - l’amato, il desiderato - a
trasformare la voce nello specchio dell’Anima. Specchio che a quel punto - il punto del non ritorno - diventa a due
facce: il reciproco specchiarsi diventa il tramite tra due universi che si
toccano, tra due vissuti che si fondono in una sola realtà. E la voce allora si
fa ponte tra quelle due esistenze inconsapevolmente in cammino l’una verso l’altra, calamitate da invisibili maglie che sempre più stringono la morsa.
In questo specchio a due facce confluisce Tutto: il caldo e
il freddo, la pazzia e la ragione, il satiro e la vergine, il puro e il
peccaminoso. Il sì e il no. Gli estremi si corteggiano, gli opposti si
compenetrano e i paradossi si sposano.
La voce che ‘sente’ è lo specchio dell’Anima. Non gli occhi.
E io sento la tua.