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Cartoline virtuali.
Ormai gli auguri si fanno così, in un reciproco scambio di
monosillabi digitati e di immagini preconfezionate pescate a caso in rete. Uno scambio di parole fugace e indolore. Il
più delle volte senza aggiungerci niente di personale, di originale, di
speciale.
Ma perché, mi chiedo, non affidare alla voce qualche parola sentita,
magari non eccezionale, ma pur sempre importante perché dedicata a chi si vuol
bene, a chi occupa i nostri pensieri?
“La voce … lo specchio
dell’anima”, avevo scritto tempo fa da qualche parte. E sono ancora
convinta che, più degli occhi, la voce sia lo strumento che meglio trasmette
senza veli il sentimento del momento.
Forse, allora, è proprio per questo che la si cela: per
paura di svelarsi. Un pudore un po’ paradossale, in un mondo in cui tutto viene
detto a tutti, spesso senza dire in verità nulla. E’ forse per questo che si
preferisce il disimpegno di una manciata di parole scritte alla comunicazione
diretta che, per altro, implica un ascolto e una risposta, una reazione
immediata, naturale, spontanea, non deviata nel tempo, come invece è la
comunicazione virtuale. Perché davanti a un monitor si è da soli, al telefono
si è in due.
Una email può sempre non
arrivare, un messaggio non essere letto, un’immagine finire in spam. Mentre una
telefonata, un “Ciao, come stai…volevo
sentirti …” bhe, a quella non si scampa! Così come non si scampa
all’emozione dell'attimo, a quel brivido sottile che quella telefonata tanto attesa,
sperata o temuta ci procura.... Silenzio ... lo specchio dell'anima tace.