DALLA TERRA DOVE
ULISSE FU STREGATO DA CALIPSO, LA FAMIGLIA CERAUDO STREGA I SENSI CON OLIO E
VINO DEGNI DI OMERO
In balia di un clima economico altamente instabile che
rischia di portare alla deriva anche le più tenaci resistenze, esistono alcune
realtà italiane che sfidano con successo le intemperie congiunturali. Mi
riferisco a quel mondo che ha saputo trasformare la ruralità in
imprenditorialità, e l’amore per la terra in business di qualità. Una di queste
realtà viene dalla Calabria, precisamente da Strongoli, in provincia di
Crotone, dove la Famiglia Ceraudo ha stretto una rispettosa alleanza con il
territorio, indovinandone la severità ma anche la generosità. Lungo i crinali di questa terra che, morbidamente
e senza fretta, si versano nell’azzurro Mar Ionio, s’intuiscono le gesta di
Ulisse stregato da Calipso, ninfa dalle crespe chiome narrata da Omero, e si odono
i profumi della vite e dell’ulivo, tanto cari a Plinio. Il mare è così vicino
da sentirne la brezza all’aurora, e il fruscio della risacca nelle quiete sere
d’estate è una poesia che sfiora la leggenda. Qui non intervengono severi sbalzi
termici da nuocere alle coltivazioni, ogni chicco d’uva e ogni oliva hanno il
privilegio di maturare sotto i raggi ruggenti di un sole che si protrae anche
oltre la stagione estiva. È in questi luoghi ameni e terreni, l’antica Petelia,
oggi Strongoli, che la Famiglia
Ceraudo ha deciso di consacrare la propria vita alla produzione del vino e
dell’olio. Era il 1973, quando decise di acquistare la tenuta appartenuta ai
Principi Campitello e Pignatello e in seguito ai Baroni Giunti, con il casolare
del 1600. Nello stesso anno sono cresciuti, accanto agli ulivi secolari, i
primi vigneti, da cui con tenacia e sacrificio è nato il primo vino. Oggi l’Azienda Agricola Ceraudo si estende su
60 ettari, di cui 38 coperti da uliveti, 20 da vigneti e 2 da agrumeti.
“Ogni lavoro è arido se
svolto senza amore” ha ammesso con orgoglio Roberto Ceraudo, il quale ha saputo
trasmettere questa semplice ma preziosa eredità ai suoi figli, Giuseppe, Susy e
Caterina che, insieme, rappresentano la squadra vincente dell’azienda, ognuno
con un ruolo diverso ma tutti con lo stesso obiettivo: continuare, portare
avanti quello che in origine era solo un sogno ma che col tempo s’e’
trasformato in realtà.
Ma i sogni, si sa, non si realizzano senza tanta buona
volontà. Ecco dunque che c’è voluta l’esperienza, il rigore e la passione umana
per ottenere dalla terra i potenziali doni desiderati e sfidare con successo
gli andamenti del mercato. I vigneti e
gli uliveti sono coltivati senza l’invadenza di prodotti chimici, difesi dai
parassiti con capannine meteorologiche e trappole di ferormoni a richiamo
sessuale. Questo è un esempio di come si possa sfruttare la natura per preservare
la natura stessa. Tutte le fasi della produzione vengono gestite internamente, ricalcando
un microsistema simile a quello in uso nelle vecchie fattorie.
Il risultato non si può
esprimere pienamente a parole, occorre l’assaggio, possibilmente approfittando
dell’agriturismo e del ristorante dell’Azienda. Innanzitutto i vini, carichi di
profumi, persistenti e freschi, in cui il sole, la frutta e i fiori primeggiano
al palato regalando emozioni degne di un racconto omerico: i rossi Dattilo,
Doro Be, Petraro; i bianchi Grisara, Petrella, Imyr; i rosati Grayasusi
(etichetta argento) e Grayasusi (etichetta rame). E poi l’olio. Il
pluripremiato Ceraudo, frutto
dell’agricoltura biologica, dal
sapore fruttato lievemente amaro e piccante, con sentori di mandorla e
rosmarino è un piacevole stupore. Anche in questo prodotto, alla ricchezza del
terreno si mescola la sapienza dell’uomo: “C’è
sempre un periodo nell’anno in cui la pianta esprime le sue migliori
qualità organolettiche ed è il momento in cui intervenire, anticipando la
raccolta per prevenire alcuni parassiti. Componente fondamentale è anche il
clima asciutto che limita la presenza della mosca olearia, ma anche l’utilizzo
di tecnologie d’avanguardia, che permettono di ottenere il migliore olio in Calabria. Un prodotto naturale per antonomasia ... Come l’acqua che si
attinge alla sorgente, dall’oliva, l’olio!”