Malinconia.
Sentimento così irresistibile, insieme dolce e crudele,
languido e inclemente.
A volte ci perseguita, altre lo si corteggia, in un gioco perverso
di autodistruzione emotiva.
Basta un accenno, un profumo, un sapore, una musica
casualmente ripescata nel disordine del passato per risvegliare un universo di
emozioni magari con fatica seppellite.
Così, la sensazione di solitudine della bambina di ieri può
tornare a far compagnia alla donna di oggi. Una vecchia canzone francese che
parlava a un piccolo cuore inspiegabilmente triste riapre il sipario su un
angolo semibuio di una casa di velluto.
… oui mais moi, je
vais seule par les rues, l’âme en peine …
Un angolo senza tempo, fatto di silenzi, di lunghi, infiniti
pomeriggi passati con l’unico vero amico, quello che sapeva capire anche il
silenzio. Piccoli gesti. Uno stereo alla vecchia maniera, un disco in vinile, quelle
note romantiche, qualche lacrima nascosta e tante, tante carezze.
Forse anche lui, nella sua istintiva natura canina, amava
quella canzone francese e forse anche lui da qualche parte, adesso, rivive con la
stessa malinconia degli umani quei lunghi, infiniti pomeriggi passati con la
bambina. L’unica vera amica che sapeva capire anche il silenzio.