Il lago è terapeutico.
Sempre mi aiuta a trovare il
ritmo dell’anima per accordarlo a quello del corpo, perché i due raramente
coincidono. Dev’essere merito della sua apparente immobilità che, anziché
suggerirmi malinconia, m’induce a una specie di levitazione corporea o di sospensione
mentale, non saprei nemmeno io come definirla. Come volare nell’acqua, o
galleggiare nell’aria ...
Qualunque sia il segreto del
dialogo tra lui e me, la quiete lacustre mi porta a quell’estatica riflessione introvabile
altrove e così, in un silente gioco di specchi, scioglie grumi, leviga spigoli,
arrotonda aculei e illumina ombre.
Qui il tempo sembra fermo. Lo
sguardo può correre indisturbato sulle colline riflesse nell’acqua e lentamente
carezzare le ali dei cigni, tuffarsi con gli svassi, volare coi gabbiani, senza
mai inciampare in qualche creatura umana stonata col contesto.
L’unica nota stridente in
questo idillio leopardiano sono io, forse. Ma il lago è tollerante, e sornione mi
asseconda accogliendomi sulle sue sponde frondose ancora nude di verde ma già
tiepide promesse della primavera che verrà.