Evidentemente i panorami esteriori, quelli che cerco, sono lo
specchio di quelli interiori. Un po’ come le letture in cui amo immergermi.
Fino a poco tempo fa anelavo l’Africa, con i suoi immensi
deserti, i suoi profondi silenzi e i suoi struggenti ossimori. Non l’ho dimenticata, è sempre dentro
di me perché mi ha plasmato come il vento fa con le dune, sempre uguali eppure
sempre diverse. Tuttavia, oggi ho fame di fresca effervescenza, di musica dimenticata, di colori
sgargianti, di ebbra leggerezza…sì, di America.
E allo stesso modo, ho riposto
nel cassetto i mentalismi ombrosi di Dostoevskji e Jung per riscoprire la vibrante sensualità di
Henry Miller e Anais Nin, anzi… vorrei dimenticare un po’ i libri di cui mi
sono a lungo nutrita isolandomi in me stessa, per pensare meno e ridere di più. Voglio correre fuori,
all’aria aperta, col naso all’insù e mordere la vita, bere il sole, mangiare
le stelle!
Sarà la primavera, chissà…forse anche le stagioni dettate dalla ciclicità del tempo non sono
altro che un riflesso dei panorami interiori, delle stagioni dell'Anima.
E allora, adesso, voglio fare come le piante, ricoprirmi di foglie,
di profumati fiori, di golosi frutti … e ricominciare a vivere, sperando che l’inverno non torni
mai più!