Anche questa mattina mi sono svegliata prima della luce.
Ormai è diventata una piacevole abitudine, un appuntamento con me stessa. Ho ammirato l’alba sbadigliare e rinascere e mi son sentita
viva, felice.
Tuttavia, un’ombra ha incupito i miei pensieri e mi ha fatto
immaginare come sarebbe tutto diverso se, affacciandomi alla finestra, vedessi
sorgere il primo sole dal mare, dalle montagne o dal mio lago, anziché dalle
fronde del mio giardino.
Il mio amato giardino…quello che m’ha visto nascere,
crescere, che mi protegge dall’urbanità, dall’insipido grigiore della città. Una città di cui mi sento ostaggio! Eppure, mi rendo conto che anche questa cintura di verde, madre e amica,
diventa sempre più insufficiente a sfamare il mio bisogno di natura e di
libertà.
Guardo fuori l’alloro pronto ad accogliere i primi nidi, ascolto
i merli chiacchierare incuranti della mia presenza, sorseggio il primo caffè di un giorno che non si sa che sapore avrà e avverto
prepotente il precipizio della ribellione, accesa dalla rivoluzione dei miei panorami interiori.
Intanto l’alba s’è fatta giorno. E mi domando ... dove sono io veramente
adesso?