Perché si prova spesso turbamento per il ‘diverso’, il ‘folle’,
lo ‘sconosciuto’, il ‘buio’?
Forse perché in fondo sappiamo che la diversità e la follia
dell’altro non sono che il riflesso di qualche cosa che alberga anche in noi.
Riconoscerlo ci costringerebbe a un doloroso faccia a faccia con l’ombra, con
il buio, appunto, che come una serpe silente s’annida nel sottobosco dell’animo
umano. Anche nel nostro, dunque.
Eppure senza questo confronto non si cresce, non ci si
individua, non si evolve e così imbevuti in una palude di sconfinata ipocrisia si
continuerà a provare turbamento per i nostri stessi fantasmi cacciati ingiustamente sottoterra e resuscitati via via
nelle comparse della nostra mortale esistenza.
Il nostro ‘doppio’ con tutte le sue stravaganze è invece una ricchezza, un tesoro
inestimabile da conoscere, curare e amare perché ci completa e ci consente di
diventare davvero liberi.
Liberi di accettare, accogliere e amare il diverso, il folle,
lo sconosciuto e fare luce su un buio che, scevro di inutili fardelli, di sensi
di colpa e di vergogna, diventerà nostro fedele alleato nella ricerca delle gioie e
dei piaceri di una vita davvero vissuta.