E' l’aprile
del 1940 quando un eccentrico collezionista di libri offre allo scrittore americano
Henry Miller cento dollari al mese per scrivere racconti erotici – o meglio,
pornografici - esclusivamente per il suo privato piacere.
In
quel periodo, Miller è già abbastanza noto sia per il suo talento di romanziere
dalle tinte piccanti, sia per essere spesso a corto di denaro. Perciò è
senz’altro l’autore perfetto per quel tipo di lavoro. Tuttavia, per un uomo dalla
personalità tanto esuberante e libera, scrivere su ordinazione a un dollaro a
pagina è una sorta di punizione dantesca, un dovere castrante che, costringendo
l’autore a vendersi a un anonimo voyeur, rischia di spegnere ogni suo spontaneo
piacere creativo.
Attorno
alla figura di questo collezionista aleggia, oltretutto, una nebulosa ambiguità
che disorienta lo scrittore. I racconti erotici richiesti, infatti, non sono
voluti direttamente da lui ma da un misterioso mandante. Si tratta un vecchio e
ricco patrono che resterà sempre sconosciuto a Miller e alla cerchia di amici
che parteciperanno con lui a questa scrittura su commissione.
All’inizio,
Miller comincia a scrivere allegramente, con ironia, prendendosi gioco di quel
maniaco masturbatore che, evidentemente, non sa trovare eccitazione dalle
proprie fantasie. Presto, però, cominciando a sentirsi creativamente inaridito,
frustrato e soprattutto trovandosi sempre più a corto di soldi, invita la sua
amante e complice letteraria Anaïs
Nin a collaborare a questa morbosa missione. Lei, penna altrettanto sensuale e smaliziata,
si lascia coinvolgere, intrecciando la calda seduzione femminile al piglio virile di Miller e da questo lavoro, emotivamente conflittuale, nasceranno
“Il delta di Venere” e “Uccellini”.
Tutte
le mattine dopo colazione, per un lungo periodo, Anaïs si siede davanti alla macchina da
scrivere per produrre la sua dose di cruda pornografia. “Perché questo è quello che vuole quell’arido masturbatore: solo sesso,
niente poesia”.
Ad
Anaïs - così viscerale,
così uterina, specchio femminile della sensualità filosofica di Miller - pare inconcepibile
l’esistenza di qualcuno capace di eccitarsi con descrizioni anatomiche che
trasformano i piaceri dei sensi in una sterile operazione chirurgica. E’
convinta che quel vecchio erotomane non conoscerà mai l’essenza del piacere,
quella che sgorga dall’orchestrazione di tutti i sensi, di tutte le note
euforiche, travolgenti, passionali, dirompenti. Perché l’anima del sesso, per Anaïs, è la poesia, l’unico vero afrodisiaco
della mente e del corpo.
Tuttavia,
la necessità di denaro spinge Anaïs Nin
e Henry Miller a scrivere centinaia di pagine per il collezionista, o chi per
lui, coinvolgendo altri amici poeti e scrittori altrettanto poveri e creativi.
Condannati come sono a fare pornografia, partoriscono manoscritti traboccanti
di gioie morbose e perverse che, mentre appagano l’insana libidine del vecchio
sempre più avido di parole, nauseano gli autori privati della propria lirica
poetica. Tra loro, gli omosessuali si mettono a scrivere come donne, i timidi si
lanciano in torbide orge, i frigidi si scatenano in orgiastici amplessi e i più
poetici si macchiano delle bestialità più grette e degradanti.
Un
giorno, frustrati da tutto questo, Anaïs,
Henry e gli amici scrittori coinvolti in tale naufragio letterario, giocano a
immaginare quel vecchio erotomane, maledicendolo per aver mortificato la letteratura
erotica, la sensualità, la poesia, l’amore, e per aver trasformato tutti loro
in prostitute di parole, in dissoluti mercenari della pornografia. Così, non
potendo dichiarare direttamente il suo feroce odio a un uomo che insiste a
restare anonimo, Anaïs
decide di indirizzargli una lettera, in cui confessa brutalmente i sentimenti che
lei e i suoi compagni di scrittura nutrono per lui.
“Caro collezionista, noi
la odiamo. Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico,
ripetuto, quando diventa ossessione. Diventa una noia … Lei non sa cosa si
perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione
degli aspetti che sono il carburante che le infiamma. Componenti intellettuali,
fantasiose, romantiche, emotive. Questo è quello che conferisce al sesso la sua
struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi
afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni, lo sta
facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue. … Il sesso
deve essere innaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di
scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi, di facce nuove,
di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio e
di vino. … Quanto perde con questo periscopio sulla punta del pisello, quando
potrebbe godersi un harem di meraviglie tutte diverse e mai ripetute! …
Siamo rimasti seduti per
ore a chiederci che aspetto lei abbia. Se ha reso i sensi indifferenti alla
seta, alla luce, al colore, all’odore, al carattere, al temperamento, a questo
punto dev’essere completamente avvizzito. Ci sono tanti sensi minori che
buttano come affluenti nel fiume del sesso. Solo il battito unito del sesso e
del cuore può creare l’estasi.”
In
questa lettera, scritta con l’inimitabile impeto uterino di Anaïs, si spiega mirabilmente quel sottile
velo che distingue e separa la pornografia dall’erotismo. Velo che ancora oggi per
alcuni è un’inutile minuzia da spazzar via per affrettare l’esplosione di
effimeri godimenti, mentre per altri (che per fortuna esistono) è un confine sacro
e invalicabile, necessario per prolungare il vero piacere e raggiungere
l’amplesso congiunto di mente e corpo.
Perché,
come scrive Anaïs, il piacere
che due amanti possono scambiarsi e donarsi è come una febbre che fonde due
Esseri in uno, “una gioia troppo grande,
una gioia che è come una piccola morte accecante che nessuna droga può
provocare, che niente può provocare se non due corpi innamorati che si amano in
ogni atomo, fin nel profondo del loro essere, con ogni cellula e nervo e
pensiero.”
Solo
così, infatti, attraverso il battito
unito del sesso e del cuore, si può toccare l’estasi.