Un
accenno di rosa. Uno spruzzo d’azzurro. Una pennellata di bianco.
Il
tutto racchiuso in una cornice di vento e salsedine. Una cornice impalpabile,
indefinita, che invita lo sguardo a tuffarsi dentro per perdersi nei rivoli di
mare baciati dal sole.
Silenzio
profondo, lo sguardo scivola nell’aria calda e profumata.
E’
la Laguna dello Stagnone, una riserva naturale che lambisce Marsala, sulla
costa più occidentale della Sicilia. Un’oasi magica, sospesa nel tempo, che ha
sedimentato in sé secoli di storia mescolando le vicende dell’uomo alla
ricchezza della natura.
Il
ritmo lento delle onde del mare culla le imbarcazioni da pesca, scolpite in un
quadro emotivo di rara bellezza, soprattutto al tramonto quando i colori del
cielo accendono il sale di sfumature tanto intense quanto inafferrabili,
sfuggenti, struggenti.
E quando l’ombra dei mulini a vento si allunga con le
sue braccia levate al cielo sulle distese di cristalli immacolati, ecco che il
pensiero si sovrappone al sentimento: è impossibile afferrare la bellezza della
natura, istanti rubati con lo sguardo sfumano nel momento stesso in cui gli
occhi si posano.
Un soffio di vento ed è già domani.
La
Riserva prende il nome dallo "Stagnone", una laguna che si fa largo
da Punta Alga a San Teodoro e che ospita quattro isole: Mozia, Isola Grande o
Lunga, Schola e Santa Maria. Dall’imbarcadero storico è possibile raggiungere
Mozia in pochi minuti, con la lentezza che queste acque basse ma profonde di
storia meritano. Ad accogliere l’ospite, un concerto di cicale, tanto
invisibili quanto assordanti nella loro frenetica coralità. Un invito ad
inoltrarsi per i sentieri dell’isola con riverente rispetto verso una storia secolare
che ancora trasuda dai ruderi, orgogliosi di raccontarsi in una memoria che va
tramandata.
In
epoca fenicia, infatti, lo Stagnone era un punto fortemente strategico, poiché l’incantevole
Mozia rappresentava un influente centro commerciale, fondamentale per gli
scambi tra Oriente e Occidente. La successiva conquista romana diede nuovo
vigore alla Laguna in un’impennata di vitalità che la portò infine a vestirsi
di bianco, a trasformarsi cioè, con la dominazione spagnola nel XV secolo, in
quella immensa distesa di sale che è oggi.
Molte
specie di pesci, tra orate, spigole, triglie, anguille, saraghi, seppie, polpi
e crostacei, popolano le calde acque della Laguna, felice habitat per la
deposizione delle uova e per il ripopolamento ittico, tutelato dal regolamento
della Riserva. Un buon esempio di complicità tra uomo e natura.
Alla
ricchezza marina fa da contraltare la fauna in superficie, poiché in alcuni
periodi dell’anno molte specie di uccelli concedono a questi lidi la
propria presenza. Impagabile la nuvola rosa che piumata si posa sul bianco del
sale, quando i fenicotteri scelgono di sostare qui durante i loro richiami migratori. Palme,
giunchi e le salicornie completano il quadro con quel tocco di verde che non
potrebbe mancare in un’opera d’arte perfetta, ricamata tra il cielo, la terra e
il mare.
Un
paio di kite surf, poco oltre le saline, si sfidano in vertiginose evoluzioni attardandosi nel vento del
tramonto, librando i propri colori tra le frange di nuvole scarlatte.
Un accenno di rosa. Uno spruzzo d’azzurro. Una pennellata di bianco....
E’ la
vita che continua, un’opera d’arte senza fine.