Quando senti che l’onda ruggisce
e s’avvicina, è inutile osteggiarla. Lascia che venga, lascia che sia e che ti
porti via. Tanto ormai lo sai, quando bussa vince sempre lei.
Dura un minuto, un giorno, una
vita, non fa differenza. In quel tempo che trascorre dall’inondazione alla probabile
emersione, sei talmente soffocata dall’abisso che c’è in te da perdere ogni
confine temporale. Non spaziale, però. Perché hai bisogno di affondare le
unghie nel cuscino, di sprofondare la testa sotto le coperte, di annegare lo
sguardo sul soffitto, di imbavagliare le labbra contro il fazzoletto stretto dentro
un pugno vuoto. Quando l’onda t’ha preso, sei talmente aderente a te stessa che
non riesci nemmeno a respirare. I polmoni son solo due lembi di plastica
risucchiati l’uno contro l’altro, flaccidi e inermi, due ridicoli fardelli sottovuoto. E
mentre annaspi in cerca d’inutile ossigeno, rotoli e rotoli sempre più giù
rimescolata nel marasma di quella schiuma densa fatta di un passato che non ti
molla mai. Sensi di colpa, rimorsi, amarezze, fantasmi, maschere, volti che hai
amato, che ancora ami e che sempre amerai ti perseguitano e ti confondono danzando come folletti dentro i tuoi occhi già colmi di lacrime. Un nodo alla
gola stringe sempre più forte e ghigliottina anche quel flebile filo che
amorevolmente ti cuce alla vita. L’onda che ti ha preso s’insinua subdola
dentro lo stomaco e si riversa nelle viscere con un soffocato gorgoglio che sa
d’inumano. E’ una strana sensazione sentire di affogare dal di dentro, è come
autodigerirsi e autoespellersi in un sol boccone.
Ma quando cominci a piangere, e
continui a piangere senza l’inutile ritegno che l’orgoglio chiederebbe, quando
ti abbandoni molle a questa forza liquida misteriosamente tenace sgorgata da
chissà dove, allora poco a poco sentirai che quell’onda che è dentro di te
tracimerà, sconfinerà oltre i tuoi occhi lucidi e oltre la tua mente opaca.
Piano piano anche i polmoni si dilateranno e non somiglieranno più a lembi
stravolti di plastica grigia ma sii animeranno come meduse trasparenti, fluttuanti
in un fluido vitale consistente e palpabile.
Ecco che, piano piano,
quell’attimo, quel giorno e quella vita che pareva annaspare inesorabilmente alla
deriva ritroverà un pallido respiro sempre più lungo, sempre più profondo. L’onda lascerà spazio a un piccolo lembo
di terra su cui cominciare a seminare nuovi passi, nuovi brandelli di sogni e
di speranze, dove il passato germinerà non più come un velenoso carnefice ma
come un mite consolatore, arginando l'acqua per consolidare un presente che ha bisogno solo di te per inventarsi un futuro.
E allora, quando senti che l’onda
ruggisce e s’avvicina, lascia che sia. Tanto sai che vince sempre lei ma sai anche che prima o poi se ne va sempre via.
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