“La
luna e le stelle brillavano sopra le nostre teste.
Finalmente
così ci calmammo.”
Questa
bella frase di Henry David Thoreau, oltre a rendermi mollemente romantica, m’ispira
un’estemporanea riflessione.
Ogni
cultura in ogni epoca storica, ha collegato idealmente quei meravigliosi punti
luminosi, che sono le stelle sparpagliate in cielo, in modo da comporre perfette
architetture astrali.
Questo
perché l’uomo ha sempre cercato di proiettare la luce dell’ordine nel buio del
disordine, con la segreta speranza di dominare l’ignoto e spiegare
l’accidentalità. L’incapacità di trovare coerenza tra gli eventi, in effetti, inquieta,
disorienta e trasforma ogni ragionevole essere umano in un misero orfano
smarrito.
Ebbene,
se ora un Artista invisibile stesse osservando, dall'alto di quelle stelle
composte, gli intrecci apparentemente casuali delle nostre due vite scomposte, probabilmente
disegnerebbe un nuovo cielo. Traccerebbe un filo luminoso tra gli eventi
confusamente dislocati che ci coinvolgono, come fossero anch’essi tante piccole
stelle remote, legate da un muto e fitto dialogo di cui noi siamo gli
inconsapevoli artefici.
Scommetto
che quell’Artista, con il suo pennello magico, scoprirebbe l’imperscrutabile
disegno, tanto inevitabile quanto fuggevole, che ci ha attratti e uniti nel
medesimo viaggio. Disegno a noi due naturalmente inaccessibile, eccitati come
siamo a rincorrerci nello spazio per non perderci nel tempo.
Allora,
mentre la luna e le stelle brillano sopra le nostre teste, mi domando: se
davvero quell’Artista spione esistesse, chissà se si divertirebbe più lui a seguirci dalle
sapienti volute del suo cielo, o noi quaggiù a inseguirci, beatamente sperduti nei
gorghi terrestri del nostro folle amore …
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