"Sì, spiare! É così
che si chiama quello che mi accingo a fare, un’azione di cui, per la prima
volta in vita mia, non sento alcuna vergogna. Anzi, senza altre esitazioni, mi
accosto alla porta, spiaccico il naso sul vetro, e guardo fuori. Rimango per un
istante senza respiro perché c’è qualcosa di surreale e d’inquietante in quello
che vedo. Le due donne sono sedute una di fronte all’altra, a pochi metri
dalla vetrata ma, per effetto delle luci, i profili dei loro visi contrapposti,
formano un’unica immagine che sembra l’opera di un artista di ‘ombre cinesi’.
In particolare, sono attratto dalle labbra di Vera così vicine a quelle di
Paulette e così vibranti, forse per qualcosa che sta dicendo, da
sembrare il prologo di un bacio. Non riesco a vedere i loro sguardi, ma non
m’importa. Non ho mai creduto che gli occhi siano lo specchio dell’anima, anzi,
sono sicuro del contrario.
… Per questo, guardo
affascinato, le labbra in penombra di Vera e sento dentro di me fremiti
irragionevoli e sconosciuti. Sarà forse per la vicinanza della sua bocca a
quella di Paulette che, per un istante, si fa strada nella mia mente un
pensiero trasgressivo, anche se so, con certezza, che si tratta di un’assurda
fantasia. Ma basta questo fulmineo pensiero a riportarmi alla memoria le sensazioni
che descriveva Mary, una mia paziente omosessuale quando parlava del suo primo
bacio lesbico: “Non lo dimenticherò mai,
dottore, mai! A dire il vero, è stata lei a baciare me. Io lo volevo e lo
temevo insieme, quel bacio, ma poi è accaduto come succede tra due calamite che
si attirano obbedendo a un’energia misteriosa. Vede dottore, il
bacio scambiato tra due donne è qualcosa di sensazionale, così lontano
dall’universo maschile. Le bocche delle donne si donano piacere, non se lo
rubano… si accarezzano, non si aggrediscono… sono generose e sanno aspettare,
ascoltare, senza saziarsi con l’avidità e la fretta dell’uomo. Baciare un’altra
donna è come baciare se stesse. Quella prima volta, ho sentito le sue labbra
diventare le mie, cercarmi dolcemente. L’ho sentita frugare piano con la lingua
dentro di me, calda, umida, sempre più gonfia e vorace… ho sentito il sapore
pastoso del suo rossetto sciogliersi con la mia saliva, l’ho bevuto e mi è
piaciuto… ho respirato il suo respiro denso e odoroso e l’ho mescolato al mio
ed era come se stessimo facendo l’amore col nostro sesso. Non erano più baci
tra due bocche ma era un amplesso goduto con il ventre, con la pancia…
profondo, viscerale, uterino.”
Tratto da “Schegge
d’amore rosso dieci”,
il romanzo psicoerotico che ho scritto insieme all'amico Vittorio Salvati
(Edizioni Sabinae, 2010)
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