“Attenzione: il treno 20226 delle ore 08.37
proveniente da Varese e diretto a Domodossola è stato soppresso. Ci scusiamo
per il disagio.” …
“Attenzione: il treno 23089 delle ore 09.28
proveniente da Arona e diretto a Milano Porta Garibaldi arriverà con venti
minuti di ritardo. Ci scusiamo per il disagio.”
Questa
è la solfa che, di norma, ogni mattina fa compagnia ai pendolari, allineati in
obbediente attesa sulle banchine della Stazione statale di Busto Arsizio.
Sembra di ascoltare un bollettino di guerra, tra partenze soppresse e mancati
arrivi, comunicati, attraverso un impietoso altoparlante, da una voce
imperturbabile e gelida, proprio come queste giornate d’inizio d’anno. E di
guerra davvero si tratta: da una parte le Ferrovie dello Stato, perennemente
sorde alle continue lamentele e ai crescenti reclami, dall’altra noi
viaggiatori, succubi, impotenti e, troppo spesso, rassegnati. A perdere siamo,
comunque, sempre noi, in tutti i sensi. Non solo perdiamo la pazienza e il
buonumore ma, soprattutto, perdiamo appuntamenti di lavoro, riunioni, sessioni
di esame, coincidenze e tempo!
Ogni
passeggero avrebbe una storia da raccontare. Lo si intuisce spiando gli sguardi
di chi aspetta: occhi supplichevoli, rivolti in alto, non verso un miracoloso
segno divino ma diretti a quell’odiato altoparlante, che annuncia
inesorabilmente il destino del loro viaggio. Sguardi pieni di attesa e di
speranza all’inizio, poi di delusione e, infine di rabbia e rassegnazione. “Il treno 23089 proveniente da Arona e
diretto a Milano Porta Garibaldi subirà altri dieci minuti di ritardo. Ci
scusiamo per il disagio.” Le voci si animano, i toni si scaldano, le
maledizioni s’intrecciano e la rabbia esplode, così la disavventura di ognuno
si tramuta in amara solidarietà. Ma perché - ci chiediamo - perché le Ferrovie
dello Stato non sanno prevedere queste clamorose falle, provvedendo a sanare i
continui disagi che si accumulano e che incattiviscono gli animi di chi ha già
tanti problemi cui pensare? “Non è
giusto! E’ una vergogna! Basterebbe
programmare qualche treno in più al mattino … sarebbe sufficiente aggiungere
qualche vagone in questa tratta … bisognerebbe aver più rispetto per la gente
che lavora e che paga il biglietto!” Ognuno ha il suo consiglio, il suo progetto,
il suo sogno.
Ma
ecco, che l’altoparlante diventa, tutt’a un tratto compassionevole, come se si
fosse improvvisamente piegato alle suppliche della gente, e annuncia un arrivo!
Non appena sopraggiunge il treno tanto agognato, il buon senso e la solidarietà
svaniscono insieme al fischio in lontananza, inghiottiti dall’impazienza e dal
terrore di non trovare nemmeno un posto, tanta è la gente che si è accumulata
durante l’attesa. Zainetti, ventiquattrore, borse e valigie s’accalcano, si
scontrano e innescano un’altra battaglia per conquistarsi spazio ma, con ogni
probabilità, sarà un’altra guerra persa, consumata in piedi, al freddo, senza
nemmeno la speranza d’infilarsi dentro gli scompartimenti già stracolmi.
L’importante
è, comunque, partire. Gli animi piano piano si placano, tanto è inutile
accanirsi contro un nemico invisibile. Inutile anche tentare di sfilare dallo
zaino un libro per ripassare la lezione, o una rivista da sfogliare, perché lo
spazio è insufficiente e i contraccolpi del treno non agevolano certe manovre.
Chi è previdente tiene a portata di mano il cellulare, per sfogarsi almeno con
una voce amica, magari comodamente seduta in auto o su un treno più
accogliente. Anche inseguire il panorama che scorre fuori dal finestrino è
perfettamente inutile: graffiti colorati ricoprono completamente l’esterno dei
vagoni, persino i vetri. Saranno anche delle opere d’arte ma non sarebbe bello
poter scegliere da sé il capolavoro da guardare?
Comunque,
alla fine, si arriva al capolinea. Ognuno, sbuffando e sgomitando, abbandona il
treno, sgusciando fuori dalle porte come un animale imprigionato troppo a
lungo, che lascia dietro di sé una gabbia scomoda e sporca, alla conquista
della libertà. Ognuno s’infila svelto per la sua strada, sperando di recuperare,
chi in tram, chi in metropolitana o semplicemente di corsa, il disastroso
ritardo. Io scelgo di correre, aiuta a sciogliere la tensione e a rasserenare
lo spirito.
Sono
le due di pomeriggio quando, alla stazione di Milano, riprendo il treno per
Busto. A quest’ora, grazie al cielo, il treno è poco affollato e, normalmente,
puntuale. Tento di guardare fuori dai finestrini ma le opere dei writers in
libertà me lo impediscono ancora. Intorno a me i soliti passeggeri: qualche
Cinese, un paio di Marocchini e, per il resto, solo Indiani e Africani. Nessun
Italiano, a parte me. Ascoltando gli idiomi che si mescolano e si accavallano,
sembrerebbe d’essere in un qualsiasi paese scelto a caso, puntando il dito sul
mappamondo tenendo gli occhi chiusi, se non fosse per una frase che leggo
scritta a grandi lettere sulla parete in fondo, dritto davanti a me … Maledetti stranieri, fuori dall’Italia!
… Quella scritta incombe sulle nostre teste, facendomi ricordare dove mi trovo
e mi fa vergognare, risvegliando in me l’amarezza del mattino. Così, mi faccio
piccola piccola, sul sedile, chiedendo silenziosamente scusa a tutti, per
quell’insulto rivolto a chi condivide con me gli stessi viaggi, gli stessi
disagi, le stesse inefficienze e, per di più, deve subire offese e cattiverie
ingiustificate.
Chiudo
gli occhi per non vedere e non pensare ma improvvisamente mi torna in mente un vecchio film di Vittorio de Sica e Cesare
Zavattini, intitolato “Miracolo a Milano”. In particolare, rivedo la scena
finale, quando i buoni del film volano via per andare, finalmente, a vivere in un mondo dove: “… Buongiorno vuol dire veramente buongiorno!”
Lo
so, un mondo così è, purtroppo, solo un’utopia. Ma un Paese dove i treni
possano partire e arrivare in orario, che siano puliti e caldi e dove non si
leggano mai scritte offensive, questo sì! Questo, non solo è possibile ma
dobbiamo pretenderlo! E quando quel giorno verrà, sarà bello sentire dall’altoparlante
della Stazione una voce, finalmente calda e sorridente, annunciare: “Siamo lieti di confermare ai gentili
passeggeri che il treno 23089 delle ore 09.28 proveniente da Arona e diretto a
Milano Porta Garibaldi arriverà puntualmente alle ore 09.28. Auguriamo a tutti: buon viaggio e felice
giornata!”
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