Sarà
capitato anche a voi di annusare un odore e sentirvi improvvisamente
risucchiati in un lontano ricordo. Un viaggio, un panorama o un volto che
appartengono al passato possono essere miracolosamente resuscitati da un evanescente
effluvio, spesso inconsciamente assorbito. Così come può capitare che un
profumo di passaggio possa indurre i vostri sensi in un’inattesa fibrillazione
erotica.
Noi
animali umani siamo praticamente schiavi di quello che è il senso più arcaico e
al contempo il più sottovalutato. L’olfatto è determinante non solo per un
naturale meccanismo di sopravvivenza ma perché dal nostro naso dipendono
infinite diramazioni emotive e affettive inconsapevoli che guidano le nostre
azioni consapevoli. Biologicamente questa dipendenza all’olfatto è ovvia.
Possiamo chiudere gli occhi e la bocca, tapparci le orecchie, non toccare alcun
oggetto e continuare a vivere temporaneamente senza handicap vitali
compromettenti. Ma se smettiamo di respirare per più di qualche istante, prima
o poi moriamo.
Mediamente
un essere umano respira più di 23.000 volte al giorno lasciando transitare circa
13 metri cubi d’aria, compresi profumi, aromi e olezzi. Una volta incanalate
nel naso, le molecole odorose affrontano un percorso turbolento, fortemente
vascolarizzato, e approdano direttamente al cervello dopo aver impregnato
l’epitelio olfattivo di migliaia di timbriche odorose diverse. L’epitelio è una
spugna straordinaria composta di un’infinità di recettori specifici per ogni
odore e il suo compito è di convertire i segnali chimici in messaggi elettrici
che poi i neuroni saranno in grado di interpretare. L’intricato universo
sinaptico s’infittisce ancor di più quando le molecole odorose si mescolano a
quelle saporose: ad occhi chiusi e con il naso tappato non sapremmo dire con
certezza se stiamo addentando una mela o una patata, o se stiamo leccando del
burro o un gianduiotto. Il confine tra olfatto e gusto è dunque davvero
effimero e il piacere o il disgusto nascono dal matrimonio dei due sensi.
E’
a questo punto che entra in gioco l’intricata sfera affettiva legata al senso
dell’olfatto, il quale come un subdolo ipnotizzatore guida attrazioni e
repulsioni anche nelle relazioni umane. Nonostante la sua preponderanza nella
nostra vita quotidiana, è un “senso muto”, perché non sa esprimersi a parole.
L’ignoranza olfattiva di noi esseri umani moderni è, infatti, desolante e pur
riuscendo a percepire migliaia di odori siamo spesso tristemente incapaci di
descriverli adeguatamente. Probabilmente, questo succede perché le regioni
cerebrali che registrano le molecole olfattive sono debolmente connesse alle
aree del linguaggio, mentre sono affini a quelle responsabili delle emozioni e
dei ricordi. Così, il lessico olfattivo è spesso costretto ad attingere al
pozzo delle immagini per esprimersi. Da qui, il fertile humus creativo di alcuni
grandi scrittori, come Proust, i quali associano mirabilmente impalpabili
fragranze a concrete situazioni emotive.
Questo
lascia intuire come l’olfatto abbia a che fare anche con i sentimenti e con i
meccanismi di attrazione fisica tra gli individui. In effetti, annusare
l’evanescenza di qualcuno rappresenta la percezione più intima che possiamo
avere di lui o di lei, perché in un solo istante ne incorporiamo la più segreta
essenza. Una persona priva di profumo artificiale è essenzialmente nuda ed è
per questo pudore che amiamo vestire il nostro corpo di effluvi seducenti al
fine di risultare più desiderabili a noi stessi e agli altri, mascherando
eventuali odori corporali sgradevoli. Il profumo artificiale diventa così
un’impronta del temperamento, dell’umore, un marchio personale e, come diceva
Hegel, “l’uomo (e la donna!) è un profumo delicato che impregna l’intero
comportamento.” Jean Baptiste Grenouille, il protagonista del romanzo di Süskind “Profumo”
è l’emblema dell’esasperazione di quest’identificazione tra odore e
personalità. Il folle individuo, infatti, s’appropria dello spirito delle
fanciulle desiderate assassinandole per ricavarne l’essenza del loro essere e
farne profumo.
I
profumieri conoscono bene la potenza del significato simbolico degli aromi: mistero, magia, purezza, destino,
sensualità, seduzione, erotismo sono tutti aggettivi che rivestono i
profumi di un linguaggio enfatico irresistibile e indossandoli c’illudiamo
d’incorporare tali virtù.
E’
sempre stato così, sin dall’antichità, da quando cioè l’alchimia giocava a
escogitare intrugli aromatici per esercitare effetti amorosi o venefici
invincibili sulle persone. Ma anche oggi i profumieri sanno trasformarsi in astuti
fattucchieri, elaborando essenze che possono rivelarsi dei veri e propri strumenti
di seduzione. Come? Sfruttando i naturali afrodisiaci corporali, ovvero i
feromoni, scoperti negli anni ’50 ma già intuiti da Freud il quale, senza
saperlo, aveva colto un collegamento tra senso dell’olfatto e attrazione
sessuale. Paradossalmente, però, egli era convito che inibendo chirurgicamente
il primo si sarebbe potuto dominare la seconda per facilitare quel processo di
civilizzazione da lui tanto auspicato.
Oggi
i feromoni non sono più un mistero né una minaccia, anzi sono spesso sfruttati
commercialmente proprio dai profumieri. Nel 1983 una società americana, la Jovan, aveva lanciato negli Stati Uniti
i primi profumi che contenevano dei feromoni sintetizzati. Si trattava delle Acque di Colonia Andron, una femminile
l’altra maschile, propinate al pubblico come essenze in grado di veicolare
silenti messaggi erotici e di solleticare gli appetiti sessuali. Evidentemente
l’effetto era garantito, o forse si trattava di pura suggestione, visto che
all’Andron sono seguiti molti altri prodotti analoghi. Nel 1992 è nata la
società Erox e i suoi profumi, Realm homme e Realm femme sono commercializzati anche in rete con un cospicuo
guadagno da parte della società. Ora, questi profumi ai feromoni confermano la
potenza dell’immaginario olfattivo e il suo straordinario permanere nel tempo,
perché queste formule di seduzione ricordano appunto gli antichi filtri d’amore
degli alchimisti. Una sola considerazione del tutto personale: si sa per certo
che nelle ricette antiche tutti gli ingredienti erano rigorosamente naturali,
compresi l’urina, il sudore e altre secrezioni corporali umane e animali, da
cui emanano i feromoni. Sarà quindi il caso oggi di indossare i profumi
feromonici che, come dicono gli slogan in rete, promettono di “conquistare l’altro sesso senza fare alcuno
sforzo”? Forse sarebbe meglio “rassegnarsi” a sedurre col proprio discreto
fascino e presentarsi nudi di profumi feromonici agli appuntamenti galanti,
perché anche nel caso di successo sarebbe un po’ come barare. Al contrario,
molte delle essenze raffinate non truccate esercitano un indiscusso fascino,
spesso sufficiente a incoraggiare la seduzione.
Chi
desiderasse avventurarsi in un vero e proprio viaggio all’interno della cultura
olfattiva del passato e del presente, può farlo andando a Parigi. Esattamente
nella Reggia di Versailles, nel 1990, è stata inaugurata un’osmoteca, cioè un museo dei profumi.
Qui, sono archiviati tutti i più famosi profumi della storia, alcuni nella loro
formula originaria fortunatamente conservata e tramandata, altri riprodotti
sulla base di minuziosi studi storici. In ogni boccetta di vetro sta racchiusa
un’essenza che si fa ricordo, come se ognuna di esse fosse un impalpabile
fotogramma del passato da evocare ad occhi chiusi. Tra le più preziose c'è l'acqua di colonia Hungarian Queen del 1815, usata da Napoleone durante il suo esilio
a Sant'Elena, e molte delle ricette tratte dai libri di Plinio, con le quali si
possono ricreare i profumi usati nell'antica Roma. Fra queste ampolle sono
conservate, a una temperatura costante di 13 gradi, oltre 1.800 fragranze, di
cui circa 400 estinte, considerate autentiche leggende del mondo dei profumi. Il
fondatore di quest’attraente museo dei profumi e dei ricordi è Jean Kérleo,
chiamato amichevolmente “il naso”, senza ovviamente alludere al bel racconto
satirico di Gogol. Kérleo è anche l’inventore di molti profumi famosi di grande
successo e in un’intervista spiega come "realizzare
un profumo sia una vera e propria arte. Vuol dire creare un mix di fragranze
naturali e sintetiche, utilizzando diversi tipi di odori. Per prima cosa devi
impararli a memoria, in modo che con un po' di fantasia ed estro artistico è
possibile creare un vero profumo."
Al
cospetto di questa corte di preziosi effluvi in grado di sedurre i sensi con la
sola malizia dell’eleganza, mi piace ricordare una pratica raccomandazione che
Napoleone Bonaparte fece alla sua Giuseppina alla vigilia di un appuntamento amoroso.
La missiva dell’ardente condottiero – che evidentemente preferiva i ruspanti
feromoni di Josephine al suo delicato Hungarian Queen - diceva esattamente così:
“Arriverò a Parigi domani
sera. Non lavatevi!”
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