Quando si sta poco bene, capita di sprofondare in una
sottile soglia al limite della coscienza in cui il malessere si confonde col
benessere.
E’ quando, per esempio, si soffre di una lieve influenza, in cui
pochi gradi di temperatura in più non portano con sé solo la febbre ma anche
ricordi, immagini e parole lontane.
Un pianto di una bambina per il mal di pancia, il sapore di uno sciroppo troppo zuccherino, la mano della
mamma sulla fronte calda, l’imbarazzo di un padre timoroso della propria
impotenza, lo sguardo benevolo di chi ci ha voluto bene e che, come per magia,
tutt’a un tratto ritorna a confortarci in questo languido indolenzimento del
corpo.
Ecco, quando si sta così, 'poco' bene, si torna bambini, con la naturale necessità di crogiolarsi in un ideale guscio uterino forse mai dimenticato, caldo e protettivo. Si assapora
tutta la preziosità della casa e della famiglia, troppo spesso date per
scontate nel frettoloso via vai quotidiano. E vien voglia di dir grazie.
Dovremmo ricordarcene anche quando si sta 'tanto' bene, quando
la febbre passa e il languore svanisce ... perché i ricordi, le immagini e le
parole buone restano. Anche quando si cresce.
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