12 gennaio, ore 17.15. Sala d’attesa del medico.
Immaginando di dover aspettare parecchio prima di essere
ricevuta dal dottore e di avere quindi un bel po’ di tempo da ingannare, mi
sono previdentemente portata un libro da leggere.
Così, seduta nel mio angolino insieme alle sei persone che
dovevano essere ricevute prima di me, lo estraggo dallo zaino e m’appresto a
calarmi nella lettura.
Dopo una manciata di secondi, il trillo acuto di un
cellulare mi distrae bruscamente. E’ evidentemente un sms ricevuto da una delle
signore lì in attesa, quella col bastone, che, con aria divertita, s’affretta a
rispondere digitando freneticamente sul suo touch screen. Passano pochi minuti e
un altro suono, stavolta melodioso ma non per questo a me gradito, proveniente
da un altro cellulare mi scuote e d’istinto spio con aria volutamente torva
l’espressione della persona responsabile dell’ennesima incursione telefonica. Email,
facebook o messenger? Chi lo sa! Non faccio in tempo a comunicare con lo sguardo
il mio silente disappunto alla signora occhialuta tutta presa dall’invisibile
mittente, che un nuovo squillo sopravviene e un signore baffuto, tossendo e
bofonchiando, avvia una sonora chiacchierata con una certa Eleonora, di cui alla
fine avrei saputo anche cosa avrebbe mangiato per cena!
La storia s'è ripetuta più o meno secondo lo stesso copione con altre due persone, che poi si son messe a discutere tra loro se fosse meglio un Iphone o un Samsung ...
Ora, rivedendo con la mente la situazione, mi scappa un po’
da ridere! Io lì dentro ero la più giovane (!), le altre sei persone in attesa
(due signori e quattro signore) superavano abbondantemente i settanta anni e,
dai discorsi involontariamente e forzatamente intercettati erano tutte nonni e
nonne.
Ebbene, c’è qualcosa che non quadra in questo quadretto di banale
vita quotidiana: sono io o sono loro? Vediamo … io sono lì con un libro-vecchia-maniera
in mano che cerco disperatamente di cominciare a leggere; loro, inceve, con un
cellulare (anzi, uno smart phone di ultima generazione) ciascuno, che
smanettano come adolescenti con incurante disinvoltura, una disinvoltura quasi
stonata, mi dico, se penso agli acciacchi e ai problemi che, ahimè, devono probabilmente
sopportare. E non mi sorprenderebbe se, oltre ai cellulari, nelle borse nascondessero
anche qualche Ipad …
Non so, ripensandoci ora mi sembra di vedere il mondo
capovolto, sovvertito, un mondo senza tempo, senza età e, dopo tutto, ecco … mi
piace! Altro che ‘vecchi’, mi dico sorridendo! Tutt’al più quelle signore e
quei signori li si può chiamare ‘diversamente giovani’, come ama dire un mio
caro ‘vecchio’ amico (ovviamente over 70 e possessore di tre cellulari!).
Dopo tutto, è rassicurante dovendo guardare in prospettiva …
Così, a casa decido di riprendere serenamente la lettura interrotta. A proposito
… il libro, quello che avevo portato con me per ingannare il tempo durante
l’attesa dal medico, è scritto da Marc Augé, un antropologo francese e, guarda caso,
s’intitola: “La vecchiaia non esiste!”
E c’era bisogno di un antropologo per scoprirlo?
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