Lasciare il mare mi rende sempre triste.
Tanto riempie il cuore la sua vista, quel primo scorcio di
blu che tutt’a un tratto spunta come il sole dietro una curva d’asfalto, tanto
lacerante è l’ultimo sguardo, l’estremo saluto prima della partenza.
E allora mi vien da pensare che dopo tutto quell’immensa
tavolozza di azzurro, cobalto, pervinca, turchese, indaco e celeste, quel
tappeto spumeggiante di vento e di invisibili correnti, altro non sia che il
riflesso della nostra interiorità.
Un panorama esteriore che dialoga con quello interiore,
brioso di allegrezza per l’emozione al primo incontro e paludato di tristezza
per la commozione della separazione.
Sì, perche anche se sai di tornarci prima o poi, quel
distacco dal mare ha sempre il sapore di un definitivo addio. Con un taglio
netto, il cordone ombelicale si spezza e la piccola creatura umana si separa
dall’immensità acquatica della Natura.
Un’amarezza forse ancestrale si screma in un tocco
nostalgico che sa di un presente ormai passato e non vien voglia di
parlare.
Con gli occhi pieni di blu, in silenzio per l’ultima
volta guardi il mare. E con fiducia consegni all’abbraccio delle sue onde i
tuoi ricordi ancora caldi e i sentimenti ancora accesi, cullati in segreto
dalla promessa del ritorno.
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