Anche nelle situazioni più penose, più sofferte e più lontane
dalle gioie della carne, lui è presente in me.
È come un sottofondo musicale
che inneggia al puro godimento, una fibrillazione tellurica che erutta dal fuoco
sempiterno della vita, un’energia mai spenta, mai silente, mai stanca di vibrare e far
vibrare i miei sensi visceralmente mescolati ai suoi.
Anche quando dovrei piangere, pregare, compatire, il suo
fluido incandescente scivola subdolo nel teatro uterino della mia mente e la
resuscita al piacere mistico di un peccato senza colpa.
Un peccato celestiale, sublime che si autoassolve in un
amplesso senza fine.
E ancora adesso, nuovamente, mi sciolgo come latte, scaldata
dalle sue mani perse sui miei seni.
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