Ci sono libri che entrano a far parte della propria vita e
ci restano per sempre. Come fossero specchi di sé, sempre pronti a farsi
guardare, penetrare, sfogliare per restituire in cambio conforto, fiducia,
sicurezza, qualora ne occorra.
Del resto, molto spesso, quando ci si rivolge a
un libro e, soprattutto, quando ci si rifugia in uno già letto, significa che
si sta andando proprio alla ricerca di quello: conforto, fiducia, sicurezza. In
una parola: Amicizia.
Uno di questi libri è per me rappresentato dai Saggi di
Montaigne, tanto monumentale quanto lieve tesoro di semplice buon senso per uso
comune, sempre attuale, sempre vivo. E' uno di quelli che se apro qua e là a caso, sono certa di trovare sempre qualche cosa che mi appartiene. E strizzandomi l’occhio anche oggi,
Montaigne ha forse voluto giocare con me su quest’idea di avere un libro come
amico, ricordandomi che in verità un libro è molto, molto più di un amico, e
persino molto più di un amore.
Infatti, nel capitolo Dei
tre commerci, Montaigne pone a confronto le tre compagnie che più hanno
allietato la sua esistenza: le donne
belle e oneste, le amicizie rare e
scelte e i libri. Donne e amici,
scrive, dipendono dal caso e dagli altri. “Uno
presenta l’inconveniente della rarità, l’altro avvizzisce col passar degli anni
…I libri sono molto più sicuri e nostri.”
Montaigne, infatti, dopo la morte dell’unico amico La Boétie
non conoscerà altre forme d’amicizia, mentre per quanto riguarda le sue arti
amatorie spesso si rammarica del naturale scemare del suo a lungo esercitato vigore.
Al contrario, la lettura offre per lui il vantaggio della costanza e della
durevolezza. In realtà, è strano sentir dire da Montaigne - il quale in tutta
la sua vita ha prediletto il rapporto con l’altro-da-sé - che la lettura sia il
miglior commercio tra amicizia e amore ma, forse, sentiva che anche la lettura
alla fine è una compagnia che conduce a un’apertura verso gli altri.
“La lettura mi consola
nella vecchiaia e nella solitudine. Mi allevia il peso di un ozio molesto e in
qualsiasi momento mi libera delle compagnie che mi sono sgradite. Mi basta
ricorrere ai libri per sottrarmi a un pensiero importuno, giacchè i libri mi
attirano facilmente a sé facendomelo dimenticare. E non se ne hanno a male se
vedono che li cerco solo quando mi vengono a mancare quegli altri due piaceri,
più reali, vivi e naturali. Mi accolgono sempre col medesimo viso.”
Ecco, forse è proprio questo pensiero che mi ha strizzato
l’occhio oggi guardando i Saggi nella mia libreria: i libri, a differenza degli
esseri umani, non protestano mai, non si offendono se vengono ignorati, non si
lamentano se vengono trascurati e sono sempre lì, pronti a venirci in soccorso
nei momenti di emotività, di ricerca, di confusione o di semplice ozio. A loro,
al contrario di amici e amanti, non dobbiamo rendere conto di niente: ci
ascoltano e ci nutrono non solo di parole ma di sentimenti e pensieri che ci
ricondurranno agli altri più saldi e più vivi.
In fondo, penso che questo sia un delizioso e meritato
elogio alla carta stampata, resuscitato proprio in un’epoca in cui il fruscio delle
pagine sta per essere dimenticato. Forse nuovi filosofi partoriranno nuove
riflessioni su nuove forme di amicizia, di amore e di lettura ma probabilmente
sarò troppo vecchia per affezionarmi a compagnie così astratte. Staremo a vedere…
Nel dubbio, meglio conservare con cura I Saggi di
Montaigne, amico da sfogliare all’occorrenza, nei momenti di emotività, di
ricerca, di confusione o, semplicemente, in giornate come questa.
E' rigeneratore l'auspicio, per quanto soddisfacente possa sembrare anche il privilegio di "sentire" che l'amico non cessa di non goderne l'espressione, in giornate come questa... che fanno seguito a momenti di perdite di affetti che affliggono spesso i più deboli ma lasciano spesso ferite anche ai più spavaldi.
RispondiEliminaGrazie Paola.