Sono fortunata.
Il mio è un
lavoro straordinario: viaggi frequenti, soggiorni in posti magnifici, pranzi e
cene in ristoranti superstellati. Assaggiare bontà e bellezza per poi scrivere
articoli e recensioni, invitando i lettori delle riviste a partire per gustare le
stesse esperienze da me vissute.
Va bene, per un po’. Ma poi?
Poi, dopo ogni viaggio e recensione,
s’accumula un crescente senso di vuoto. S’annida nell’ombra della coscienza un
sapore d’inutilità che bussa dal profondo dell’anima e costringe a una
riflessione. Perché non sbarazzarsi un po’ del lusso della superficialità e dar
luce invece a una realtà più ingombrante? Nel Mondo esistono luoghi, situazioni
e persone che meriterebbero più d’ogni altri d’essere visitati, conosciuti e
raccontati. Penso a tutte le missioni e le opere di volontariato che si fanno
largo tra le foreste equatoriali o sbocciano negli aridi deserti
africani. Perché non andare laggiù a toccare, annusare, assaggiare la fatica e
la soddisfazione che trasuda ogni giorno da chi si dedica a costruire dal nulla
qualcosa per gli altri e, in fin dei conti, anche per sé, per inventare un Mondo
migliore?
Se è possibile contagiare con le
parole e, attraverso un articolo, stimolare in chi legge la curiosità e il
desiderio di partire, forse è anche possibile svegliare la coscienza e aprire
gli occhi su una realtà scomoda ma viva e non poi così lontana come si vorrebbe
pensare.
Sono fortunata.
Il mio lavoro è straordinario ma potrebbe esserlo ancora di più, per me stessa e
per gli altri, compresi quelli che non leggono perché non sanno o non possono
farlo.
Per questo sto combattendo
affinché qualche rivista, qualche direttore particolarmente sensibile, decida
di aprire una finestra editoriale dedicando spazio anche al mondo spesso
sconosciuto del volontariato, in particolare in Africa, la culla dell’Umanità.
Sono tantissime le opere missionarie disseminate nel continente, laiche e
religiose, dignitose, gioiose ma troppo silenziose. Tutte le testimonianze che
finora ho raccolto per mio esclusivo interesse mi hanno trasmesso una grande
gioia e uno straordinario senso di coraggio, non ricordo dolore ma solo
sorrisi. E allora, mi domando, perché non trasferire queste realtà e queste
emozioni ad altri in modo che possano esserne toccati e magari spinti a
contribuire anche da casa senza bisogno necessariamente di partire?
Non ho ancora trovato quella
rivista né quel direttore particolarmente sensibile, non è facile lo so, perché
viaggi stampa di questo genere restituiscono scarso rendimento non sostentandosi di pubblicità. Tuttavia
confido. Io sono pronta a partire subito, per scrivere, per raccontare ma
soprattutto per sentire e far sentire.
Perché se l’indifferenza è
contagiosa, lo è ancor di più la voglia di combatterla!
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