Come ogni mese di gennaio, da tre anni a questa parte,
Milano si anima di un evento unico nel suo genere e per questo sempre molto
atteso. E’ Olio Officina Food Festival,
ideato e diretto dallo scrittore, giornalista e oleologo Luigi Caricato, che anche quest’anno ha scelto il Palazzo delle
Stelline di Corso Magenta come sede della manifestazione.
Si tratta dell’unica tre giorni (dal 23 al 25 gennaio) completamente
dedicata al prodotto principe del nostro Paese, simbolo di cultura, di storia,
di salute e di piacere: l’Olio. Quest’edizione accoglie anche un
approfondimento sulle olive da tavola e su un altro condimento per la mente,
l’aceto balsamico. L’evento non è dunque essenzialmente un’esposizione di
etichette, né un’esibizione di piatti creativi, di chef stellati o di guru
dell’alimentazione. E’ piuttosto uno spazio aperto d’incontro e confronto che
invita i protagonisti a raccontare l’Olio attraverso l’espressione delle proprie
esperienze professionali, toccando tutte le declinazioni dell’Olio: dal suo
nascere al suo consumo, dalla distribuzione alla vendita, ma anche dal suo
passato al suo futuro. Il suo presente è ben rappresentato qui, dove ognuna
delle sale del Palazzo delle Stelline accoglie un’esperienza legata all’Olio: dall’Area
cooking a quella per i bambini, dall’Area olistica a quella di degustazione,
con un corredo di opere d’arte davvero originali, anch’esse dedicate al mondo
dell’Olio, dalla pianta ai frutti.
Quest’anno il Festival si è aperto con una riflessione
sull’anima sociale dell’Olio e del cibo e non a caso a battezzare l’evento è
stato padre Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, oltre che appassionato
produttore d’Olio. Quest’avvio ha dato ancor più pregnanza al coro di voci di
esperti (docenti, medici, saggisti, agricoltori, agronomi, chef …) che si sono
concertati nel ribadire un concetto fondamentale: l’Olio è un alimento prezioso
per il corpo e per la mente che va conosciuto, tutelato e diffuso senza
tradirne l’anima mascherandola con messaggi confusi e contradditori, bensì
rendendolo trasparente con una comunicazione schietta per un consumo più consapevole.
Non tutti per esempio sanno che l’Olio contiene elementi virtuosi
nella prevenzione di alcune tra le malattie più deleterie della nostra società,
tra cui l’ischemia e la depressione. Sì proprio la depressione, male oscuro dei
nostri tempi, trova provate ragioni di prevenzione dalla chimica dell’Olio,
come il Prof. Massimo Cocchi (Libera Università degli Studi di Scienze Umane e
Tecnologiche di Lugano) ha sapientemente dimostrato durante la mattina di
venerdì. Un’illuminante lezione di medicina che s’è intrecciata a quelle di
storia di Aimo Moroni – Chef de Il Luogo di Aimo e Nadia – e Nicola Dal Falco -
scrittore – i quali hanno letteralmente rapito il pubblico con echi di memorie legate
a ricette e fragranze ancora vive. Attraverso le loro parole s’è sentito tutto
il valore, oggi spesso dimenticato, dei sapori di una volta, quando il forno
veniva coccolato, curato, alimentato come un figlio e non, come oggi, acceso a
distanza con un click dal cellulare. Quando la semplicità era il primo valore
della cucina e la qualità della materia prima faceva davvero grande la cucina. Quando
la povertà arricchiva la fantasia. E quando, paradossalmente, si aveva molta
più a cuore la salute, perché qualità della materia prima significa non solo
bontà ma anche benessere.
Questa è stata una lezione di vita, oltre che di esperienza
legata al mondo dell’alimentazione, perché, con il tocco che solo i poeti e gli
scrittori hanno, s’è avvertito ciò che la nostra società ha perduto, o rischia
di perdere del tutto. Recuperare il passato, anche quello della cucina, è
l’unico modo per guadagnarsi un futuro certo e sano, e non solo in cucina. Per
questo occorre avere un atteggiamento colto verso ciò che si mangia, dove colto
non significa erudito, bensì amichevole: conoscere e trattare con amore ciò che
si cucina per apprezzare tutti i valori di ciò che si offre e si mangia. E alla
domanda posta ad Aimo Moroni, come riconoscere un vero grande chef, la risposta
è stata “vediamo dove va a fare la spesa!” E, possiamo con certezza aggiungere,
vediamo che Olio compra, se conosce l’Olio, o meglio gli Oli, quali e perché
s’abbinano con un’insalata o con un pesce, con una tartare o una zuppa.
Perdersi nelle immagini di un passato non poi così lontano,
tra profumi di lessi, brodi di gallina, minestre di legumi e spaghetti ai
cipollotti conditi con un filo d’Olio fa quasi dimenticare d’essere a un evento
culturale e mediatico proiettato nel futuro del commercio e del marketing e
risucchia, piuttosto, in atmosfere dense di emozioni, come dentro le pagine di
un romanzo. Un romanzo scritto dalla nostra società, attraverso l’amore per il
cibo.
Olio Officina Food Festival è anche questo: contribuisce a
fare sì che le pagine di questo romanzo si arricchiscano di valori autentici e
nuovi, perché l’innovazione è possibile e determinante anche in un settore che
non può, né deve, tradire le tradizioni.
Infatti, oggi esattamente come secoli fa, una fetta di pane
e Olio è non solo qualche cosa di buono e sano ma, per la sua stessa disarmante
semplicità, è anche un simbolo di sentimenti, di affetti e di famigliarità. Se
a questo piacere per il corpo e per il cuore si unisce la conoscenza di ciò che
si mette in bocca, imparando a ‘capire’ l’Olio, allora anche la mente raggiungerà
il suo piacere più pieno, quello della consapevolezza.
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