Libera riflessione di una libera consumatrice di libri e di Olio
Ogni volta che mi appresto a leggere un testo di Luigi
Caricato mi predispongo a uno stato di psicologico benessere. So già che, sin
dalle prime pagine, non solo imparerò qualcosa di nuovo ma parteciperò anche di
quel modo appassionato e seducente che contraddistingue il suo stile letterario.
Da amante profana dell’Olio, anche questa volta leggendo “Libero Olio in libero Stato” ho
imparato molto. Per esempio, che si può raccontare la millenaria storia
dell’Olio con la stessa fluida leggerezza propria di quel filo di succo da olive che scorre sul piatto: quella
fluida leggerezza che somiglia alla poesia, alla musica, alla femminilità. Si
può imparare con piacere come e perché, nei secoli, l’Olio sia diventato definitivamente “democratico”, passando
da prodotto pregiato riservato a pochissimi ad alimento pienamente fruibile a
chiunque lo desideri. Perché, poesia a parte, oggi l’Olio da olive non
rappresenta semplicemente un cibo ma anche un potente strumento sociale ed
economico, avendo radunato intorno alla medesima categoria merceologica tutte
le classi sociali.
Da lettrice e consumatrice, ho
anche capito perché a questo processo di democratizzazione si debba affiancare un
costante impegno sinergico verso una qualità sempre più ambiziosa (da parte di
chi produce), insieme a un senso di consapevolezza sempre più diffuso (da parte
di chi consuma).
Paradossalmente, come spiega
Caricato, l’olio da olive è un prodotto semplice, immediato, lineare. E la
semplicità è spesso difficile da spiegare. Tuttavia, un fatto diventa chiaro
dopo aver letto il libro: che se dall’esterno il mondo dell’Olio si presenta
composto e avvolto da una calma apparente, in realtà è perennemente agitato da
correnti e controcorrenti che minano, a volte, obiettivi comuni di successo.
Qui entra in gioco
l’accalorata passione con cui Caricato denuncia una realtà italiana tentacolare,
di cui politica e sindacalismo sarebbero responsabili attraverso infestanti
intrusioni in un mondo agricolo già osteggiato da vicini molto competitivi. Denuncia
che si pone tuttavia come punto di partenza e non d’arrivo, quale spunto di
confronto per un sano dialogo costruttivo nel bene dell’Olio.
E
allora capisco anche il perché di questo titolo “Libero Olio in libero Stato”: l’allusione alla storica concezione
separatista potrebbe oggi estendersi anche alla separazione tra Olio e Stato,
restituendo così al succo da olive quella semplicità, immediatezza e linearità
che lo rendono ciò che essenzialmente è: un concentrato di salute e piacere.
E siccome nei suoi scritti, oltre all’informazione e alla
passione, Caricato aggiunge sempre un tocco di originalità, ho apprezzato molto
le note a fondo di ogni capitolo. Sì, proprio quelle che di solito uno non
legge, che invece in questo Pamphlet sono piacevoli oltre che utili. Ogni nota
è un consiglio di lettura, un link ad altri testi eloquenti e coerenti col tema
trattato. In particolare, l’ultima nota al termine del “Manifesto per il risorgimento dell’olio
italiano”, la
dice lunga e con queste parole dell’autore, con cui mi trovo perfettamente
d’accordo, consegno a voi la lettura di questo libro:
“Consiglio: leggete e diffondete questo libello, nel
nome dell’olio da olive e di quanti ci mettono l’anima nel proprio lavoro, pur
di offrire un olio “democratico”, destinato a tutti e a beneficio di tutti,
senza distinzione alcuna di razza, sesso, religione o ideologia…”
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