ART DE VIVRE
SOSPESI TRA MARE E CIELO, I BORGHI MEDIEVALI DELLA COSTA AZZURRA INVITANO
ALL’APOTEOSI DEI PIACERI TERRENI
Cos’hanno in comune Nietzsche, Picasso e Prevèrt? Cosa sposa
la profondità del pensiero, l’ispirazione per la pittura e la passione per la
scrittura? Probabilmente l’incanto di paesaggi contesi tra la bellezza terrena
e la spiritualità divina. Luoghi su cui lo sguardo si posa, sprofonda e
s’eleva, fino a toccare i confini del sublime. Luoghi che, per qualche magica
alchimia, hanno sedotto filosofi, artisti e letterati, di cui restano i sospiri
scolpiti nel tempo.
Eppure non siamo in un immaginario Eden, bensì sulla Terra. La
Costa che si dipana tra Monte Carlo, Nizza e Cannes, Azzurra non solo per l’allusivo
battesimo voluto da Stephen Liégard, bensì per le reali sfumature che la
avvolgono, ospita un susseguirsi di borghi antichi che, pur conservando tracce del
proprio passato, si rinnovano continuamente per accogliere il turista più
esigente. Eze, Antibes, Saint Paul de Vence e Mougins sono gli indiscussi gioielli
di questo dono divino in Terra. Qui si possono assaporare la cultura, l’arte e
l’eccellente cucina in una profferta di sobria eleganza senza rinunciare,
tuttavia, alla spontanea bellezza di una vegetazione che sfida impavida l’umana
urbanità. E’ lei, infatti, la vera padrona di casa, la regina della Costa
Azzurra: la natura. Non sembra nemmeno di trovarsi a una manciata di chilometri
dalla mondanità, e questa stretta vicinanza tra l’effervescente vitalità del
Principato di Monaco con la mistica pace dei borghi circostanti offre al
visitatore un ventaglio di emozioni in grado di appagare tutti i sensi e tutti
i gusti.
EZE, “MORIENDO
NASCOR”
Avventurandosi lungo i tornanti delle colline attorno a Monte Carlo, si
approda al borgo di Eze, anticamente Eza, oasi di inatteso silenzio e rarefatta
quiete che sorprende per la sua illibata bellezza. Non sorprende, invece, che
proprio lungo questi sentieri, Nietzsche nel 1883 compose uno dei capitoli più
intensi di “Così parlò Zarathustra”, ispirato probabilmente dalla complice
magia della natura. Olivi secolari, lentischi, euforbie, querce, cipressi e
ogni espressione floreale tipicamente mediterranea devono avere sopraffatto il
filosofo che, attratto da quell’indefinita melodia cromatica tra mare e cielo, inventò
l’aggettivo “alcioniano” per esprimere le molteplici tonalità d’azzurro che gli
titillavano l’animo. Ancora
oggi, in
vetta al villaggio, a 430 metri sul livello del mare, lo sguardo è rapito da
uno dei panorami più poetici della riviera francese e s’allunga fino alle prime
luci di Cap Ferrat. Il Giardino Esotico di Eze, voluto nel 1949 dall’ingegnere
agronomo Jean Gastaud, somiglia al mitico Giardino delle Delizie di Epicuro. Quest’angolo
di paradiso pullula di agavi, aloe, euforbie e cactus disseminati lungo le
terrazze digradanti verso il mare, interrotte qua e là da sorprendenti sculture
a metà tra il romantico e il surreale. Una sosta qui invita alla rigenerazione
spirituale. Non a caso, il
motto dello stemma araldico di Eze è “moriendo nascor” (dal latino “morendo
rinasco”) e il suo simbolo iconografico è rappresentato da una sinuosa fenice
posata su una colonna di pietra bianca che traluce d’azzurro.
Se il passato di Eze è intuibile dalle sue costruzioni, dalla chiesa
e dalle mura, per coglierne l’animo attuale è opportuno lasciarsi guidare
dall’istinto dei sensi e fidarsi degli aromi dei fiori abbeverati dalla brezza
salmastra, fiori che, nella non lontana Grasse, si fanno preziose essenze grazie
ai laboratori di profumeria di Fragonard. Tra tutte le case del villaggio,
quella dei Riquier, primi signori del borgo, si distingue per la possente porta
ornata di bassorilievi. Tuttavia Eze ospita molte altre incantevoli dimore
dislocate nel verde che tutte insieme tessono un continuo dialogo tra dentro e
fuori, tra architettura e natura. In particolare il Château de La Chèvre d’Or rappresenta l’eccellenza per il
visitatore che desideri abbandonarsi allo charme più esclusivo e allo stesso
tempo voglia sentirsi naturalmente parte del luogo. Le 5 stelle che designano
il Château come uno dei migliori resort appartenenti alla catena Relais et
Chateaux non sono sufficienti a descrivere l’atmosfera che qui si assapora:
occorre viverla. La storia di questo “Hotel diffuso” - in cui le 38 stanze (di
cui 7 suites) spuntano qua e là donando all’ospite un’intimità privilegiata
all’interno del borgo - risale agli anni ‘50 quando un ricco inglese, Robert
Wolf, innamoratosi di quel che era una dimora privata, volle farne un
ristorante. In seguito, sotto la strategia manageriale di Monsieur Thierry Naidu, il destino
de la Chèvre d’Or ha collezionato prestigiose stelle: dalle 2 Michelin per il
Ristorante alle 5 dell’accoglienza tout court, accoglienza tra le più rinomate
di Francia. Basti pensare che Marcel Tilloy, il fondatore di Relais et
Chateaux, fu talmente sedotto da Eze Village che ne fece uno dei 6 passi della
cosiddetta “Route de Bonheur”, la Strada della Felicità. Un soggiorno qui dona,
infatti, tutto il sapore della joie de vivre: la cura dei dettagli in ogni
ambiente, la possibilità di abitare la Suite Jean Cocteau o la Suite Luis
Navarro, la lietezza di sostare nel silenzio dei giardini allietati dal
gorgheggiare delle fontane, o d’immergersi nella piscina a strapiombo sul mare,
o di rigenerarsi nello spazio fitness per poi concedersi il piacere della
tavola nei Ristoranti Le Remparts, Eden e Le Cafè du Jardin. Qui le
aristocratiche delizie dello Chef Ronan Kervarrec e del maestro pasticcere
Julien Dugourd compiono il miracolo finale, conquistando i commensali con
proposte gastronomiche degne di un desco regale. Tutto questo continua ad
attrarre grandi personaggi del mondo politico, artistico e culturale
internazionale ma l’invito a sostare in questo paradiso è rivolto a tutti
coloro che vogliono assaporare, almeno una volta nella vita, l’apoteosi dei
piaceri terreni.
ANTIBES JUAN
LES PINS, ALL’OMBRA DEL DOLCE FAR NIENTE
Antibes, a metà strada tra Nizza e Cannes, con i suoi anfratti che
si tuffano nel Mediterraneo, rappresenta il “dolce far niente” tinto d’azzurro
e bianco, come le nuvole che si specchiano nel mare. Victor Hugo lo descriveva
come il luogo dove “tutto splende, tutto fiorisce, tutto canta” e molti artisti
hanno eletto questa cittadina quale musa ispiratrice di opere pittoriche e
letterarie. Sarà la sua quiete evanescente, la spumeggiante brezza che si frange
sulle rocce, o i trascorsi storici ancora vivi nel Museo di Picasso eretto
sulle rovine dell’acropoli greco-romana, o ancora le boutiques multicolori e il
mercato provenzale denso d’irresistibili fragranze. Fatto sta che una sosta qui
è d’obbligo, sia per godere dell’incanto della natura, sia per approfittare dei
numerosi eventi culturali che animano il paese, tra cui il noto festival jazz.
Chi volesse soggiornare a Cap d’Antibes gustandone appieno la
vitalità senza rinunciare all’intimità può affidarsi all’ospitalità del 5
stelle Cap d’Antibes Beach Hotel, trasformato
dalla Famiglia Ferrante in Hotel di lusso e appartenente dal gennaio 2010 alla
catena Relais et Chateaux. Affacciato direttamente sul mare che lambisce una
candida spiaggia privata attrezzata di ogni confort, l’Hotel sposa un’atmosfera
rilassata e un design contemporaneo, in cui l’architettura leggera dà voce ai
colori pastello degli interni in legno che ben si armonizzano con quelli della
vegetazione circostante. 12 stanze
Delux, 10 Privilege e 5 Suite offrono agli ospiti un’accoglienza al contempo
casual e chic, insieme al “Summer Beach Wellness” e ai due ristoranti, “Les
Pecheurs” sulla omonima spiaggia (una stella Michelin) e “Le Cap”. Lo Chef
Nicolas Navarro, “meilleur Ouvrier de France 2000”, è l’artefice delle
tentazioni del palato, colorate, saporite e salutari: dai virtuosismi
mediterranei di terra e mare ai
guizzi esotici più sopraffini. Felice, per esempio, è l’abbinamento di una
sensuale tartare di salmone tagliata a coltello con croccanti fettine di mela
verde e audaci scaglie di zenzero. Il tutto incorniciato, naturalmente, da ottimi
vini, da un panorama da favola e da note musicali soffuse che scivolano lievi in
mare sulle ali del vento.
SAINT PAUL DE
VENCE, UN MUSEO A CIELO APERTO
Un dedalo di stradine che si snoda tra le dimore in pietra tra le
colline fa di questo comune una gemma d’architettura sopravvissuta al tempo.
Ogni angolo racconta del vissuto medievale e del ruolo strategico che il comune
ebbe nella politica militare fino al ‘700. Tuttavia, la fierezza del passato è
sopraffatta dalla poetica leggerezza del presente, ricamata di bellezze
naturali e artistiche che hanno conquistato l’animo di artisti come Chagall e
Prévert. Luigi XIV diceva che “il sole è più splendente a Saint Paul che in
qualsiasi altro luogo in Provenza” e ammirare il borgo dalle colline, prima di addentrarsi
nel suo cuore, dà proprio questa sensazione di dorato splendore. Da fuori il paese
sembra un presepe accoccolato nel verde, da dentro invece è uno scrigno di
negozi d’arte, antiquariato, profumi, caffè e cantine dove apprezzare non solo
le bellezze ma anche le bontà del posto. Dopo aver appagato lo spirito con una
visita alla Chapelle Folon, con i suoi tenuti mosaici dai colori fanciulleschi,
si può pensare d’accontentare il corpo con una degustazione di vini eccellenti alla
Petite Cave sotto la guida esperta
di Frédéric Theys, fascinoso e sapiente sommelier parigino. Infine, per decantare
le sensazioni del corpo e appagare anche la mente, la Fondazione Maeght (Fondation Marguerite et Aimé Maeght) offre una
passeggiata alla scoperta di opere moderne e contemporanee d’eccezionale
prestigio. Si tratta di una fondazione privata ricreata in un complesso innovativo
all’aria aperta, ideato dall’architetto catalano Josep Lluis Sert, che
armonizza l’ambiente naturale con l’arte moderna e contemporanea in tutte le
sue forme. Il cortile Giacometti, il labirinto di Mirò, i mosaici di Chagall,
la vasca di Braque, la fontana di Bury e la via crucis di Ubac sono solo alcune
tappe contemplative di questo Museo che quest’anno compie i suoi primi 50 anni,
celebrati con numerosi eventi ed esposizioni.
Una visita a Saint Paul de Vence merita un soggiorno all’altezza del
contesto e l’Hotel La Vague de Saint
Paul, nuovo 4 stelle del gruppo Phoenix Hotels Collection, offre il meglio
di sé sotto la direzione del giovane Guillaume Puig,
che al bon ton francese mescola la tempra delle origini catalane e calabresi. 50 stanze
tra Classic, Superior, Luxe e Suite, distribuite in una struttura architettonica
sinuosa immersa nel verde, trasmettono un’atmosfera informale ma elegante e,
insieme alla piscina esterna, al campo da tennis e al centro benessere,
soddisfano tutte le esigenze degli ospiti. Il Ristorante “Bistrot”, con i suoi
ampi spazi luminosi, propone piatti che soddisfano gli appetiti degli epicurei
più sopraffini. Lo Chef bulgaro Emil Sevastakiev pone
sensibile attenzione non solo alla qualità ma anche all’estetica, in una
calibrata piacevolezza di forme e sapori che rispetta i ritmi dei prodotti
stagionali, attingendo al ricco inventario della mediterraneità.
MOUGINS E IL
PICCOLO LOUVRE
L’incantevole villaggio di Mougins, situato tra Cannes e Grasse,
ospita la dimora di Pablo Picasso che qui scelse di vivere gli ultimi anni
della sua esistenza e vi morì all’età di 91 anni. Il suo maniero in stile
provenzale, conosciuto come Mas de Notre-Dame du Vie, mantiene
viva la presenza del pittore che pare ancora vagabondare coi suoi pennelli in
questo borgo ameno, apparentemente immobile nel tempo. Ma c’è un altro luogo,
tesoro di memorie artistiche, che rende Mougins un’attrattiva per il turista
colto e curioso: si tratta del MACM (Musee d’Art Classique de Mougins), diretto
da Madame Leisa Paoli. Questo spazio, inaugurato nel 2011 e affettuosamente
chiamato “il piccolo Louvre”, ospita insospettabili ricchezze, frutto di
collezioni private appartenute a Christian Levett, fondatore del Museo. Dalla
più grande collezione di armature militari greco-romane, a opere di Rubens,
Cézanne, Chagall, Matisse, Picasso, Dalì e Warhol, il MACM fonde l’arte
classica al surrealismo contemporaneo, proiettando il visitatore in un percorso
culturale senza confini temporali.
Ideale, per completare una visita a Mougins all’insegna
dello charme, è un soggiorno a Le Mas
Candille, Hotel 5 stelle che offre un eclettico blend di architettura
classica e moderna immersa in un parco di cinque ettari, superbamente completato
dal primo centro benessere Shiseido in Europa. Originariamente la struttura era
un vasto vigneto e un bivacco napoleonico, prezioso deposito di vino e olive.
Oggi, persa la sua funzione agreste, l’Hotel appartiene alla catena Relais et
Chateaux e accoglie 46 camere, incluse 7 Suite, tutte arredate con raffinata
eleganza in tipico stile francese e distribuite in tre ambienti: Le Mas, La
Bastide e La Villa Candille. Cuore dell’Hotel è la piscina dalle femminee curve
affacciata sulle colline di Grasse, con il suo ristorante La Pergola, e fiore
all’occhiello del resort è il Ristorante Le Candille. Il talento dello Chef Serge Gouloumès (meritata stella
Michelin dal 2005) promette di incantare i palati più smaliziati e sorprende
sempre con un tocco di originalità che contribuisce a rendere indimenticabile
il soggiorno a Le Mas Candille. La filosofia culinaria dello Chef sposa le
nuances esotiche più ricercate ai sapori mediterranei, italiani e provenzali,
con un’attenzione all’estetica che tocca la perfezione artistica. L’arredamento
del Ristorante e del Bar du Mas riprende i caldi colori primaverili che
anticipano i frutti dell’estate, così il rosso porpora delle poltroncine accende
il candore dei tavoli ornati di fiori profumati, avvolgendo l’ospite in un
caldo abbraccio. Il Direttore
dell’Hotel, Giuseppe Cosmai, ha evidentemente saputo coniugare il meglio
dell’italianità con il massimo dell’espressione d’hotellerie francese, facendo
di Le Mas Candille l’ennesima opera d’arte di Mougins.