Il volto della natura
Decantata
da Rousseau, Stendhal e Lamartine, l’ex capitale del Regno di Savoia pare
sbocciare dalla storia senza accusare segni di vecchiaia. Grazie a sapienti
restauri, Chambéry restituisce il passato al futuro e, avvolgendo il turista in
un mite afflato romantico, lo conduce lentamente alla scoperta dei suoi
anfratti giocosi di vita. A Chambéry, infatti, la storia scorre come linfa
attraverso le viuzze, les allées, che
come per magia si fanno beffa del tempo e
sboccano trionfanti nel palpitante presente. La sensazione è che cultura
e natura stringano una complice alleanza, prendendo sottobraccio francesi e piemontesi
in un sottofondo inevitabilmente affine.
Qui
la bellezza delle Alpi sembra prendersi cura di quella della città. “L’uomo
è nato libero ma ovunque è in catene” confessava Rousseau che sulle colline alle porte di
Chambéry, a Les Charmettes, respirava quel raro sapore di libertà tanto
anelato. Per questo, tra il 1736 e il 1742, il filosofo scelse di abitare qui
con la sua ispiratrice, Madame de Warens. E questa sensazione di libertà, di
intimo dialogo con l’ambiente, è tuttora evocata dalla presenza di una natura
esuberante eppure quieta. La Regione è, infatti, meta prediletta degli amanti
dello sci, del kayak, delle passeggiate a piedi o in bici e dei filosofi
nostalgici come Rousseau. I Parchi di Bauges e Chartreuse, insieme al grande
lago naturale Bourget e al più piccolo di Aiguebelette, incastonano la città in
una cornice da fiaba custodendo intatto il suo cuore storico.
Il volto del passato
Lo sviluppo architettonico e cronologico della città
ruota attorno alla roccaforte dei sovrani di Chambéry. Ancora oggi il castello
dell’XI Secolo rappresenta un motivo di attrazione ineguagliabile e tra le
sue mura, nella Santa Cappella, è conservata una copia dell’enigmatico telo
della Sacra Sindone che vela di mistico fascino l’intero luogo. Il Castello,
tradizionalmente forte di difesa e residenza prediletta dei Savoia, è oggi sede
dell’Amministrazione comunale, rinato a nuova vita dopo mille vicissitudini e
nefasti incendi.
Per conoscere meglio i trascorsi della città, si può
visitare il Museo della Savoia, situato in piazza Lannoy de Bissy, nei locali
dell'ex monastero francescano. Vi si può accedere direttamente alla Cattedrale,
imperdibile per i suoi 6000 metri quadri di trompe-l'œil e
per i suoi labirinti pavimentali. Per raggiungerla si percorrono pittoresche
vie dal sapore antico, come Rue
Sainte Apollonie, dove nel Medioevo c'era un forno per il pane e un hospitale
dotato di una cappella. Durante la Rivoluzione la via fu ribattezzata Rue de l'Equerre, come a voler dare un
nuovo volto alla città sull’onda della svolta culturale. Da una via antica se
ne imbocca una moderna, che sullo sfondo lascia intravedere la curiosa Fontana degli Elefanti, (detta degli elefanti senza ‘sedere’, perché
mostrano solo la testa) con una colonna portante che simboleggia un
tronco di palma in omaggio alle colonne papiriformi egizie. L’opera fu
costruita dallo scultore Sappey nel 1838 per celebrare le imprese del conte
Benoit de Boigne, grande benefattore di Chambéry nella seconda metà del ‘700,
molto caro agli abitanti ancora oggi.
Il
volto del presente
L’architettura più recente di Chambéry non è tuttavia
meno affascinante.
Maestoso è il Carillon installato nel 1993 nella Torre
Yolande accanto alla Santa Cappella del Castello che, seppur invisibile, con le
sue 70 campane è la più grande orchestra di bronzo di tutta la Francia. Altro
vanto architettonico dei nostri tempi è il Quartiere Curial, con l’Espace
Malraux-Scène Nationale dell’architetto ticinese Botta, la Mediateca
Jean-Jacques Rousseau di Galfetti e le Manege, il Centro Congressi
reinterpretato da Morrisseau. Questa rivisitazione dell’urbanistica medievale
non inibisce il fascino storico della città, anzi lo esalta in un contrasto di
forme e stili insolitamente armonico. E altrettanta sensibilità è dedicata al
rispetto ecologico: Chambéry, infatti, è stata tra le prime cittadine francesi
a promuovere le zone pedonali, oltre a dedicare spazi sotterranei ai parcheggi
per non violentare l’arte e la natura. Questo la rende particolarmente
accogliente anche per i tanti giovani che da tutta Europa ogni anno si
riversano qui, nelle sue prestigiose Università.
Il famoso Mercato, Les
Halles, è probabilmente tra le opere recenti più attrattive, non solo in
virtù della struttura ariosa in perfetta sintonia con la città ma anche per ciò
che contiene e offre. Ogni giorno è un tripudio di formaggi, salumi, ortaggi,
crostacei, vini e dolci delizie ma è il sabato che il Mercato dà il meglio di
sé espandendosi con appetitosi tentacoli anche all’esterno, lungo le strade.
Chambéry
a tavola
A proposito di cibi, prodotti genuini e ricette
originali, forse non tutti sanno che il nome “Chambéry” deriva da “chambero” che in francoprovenzale
significa “astice”. Questo perché l’antico borgo, in origine, poggiava su ampie
paludi che pullulavano di piccoli crostacei, sicuramente molto appetibili.
Oggi i piatti tipici della Savoia, e di Chambéry in
particolare, puntano su ingredienti piuttosto sostanziosi, ricchi di proteine e
farinacei, adatti alla vita dinamica che le Alpi naturalmente inducono.
Inoltre, molte preparazioni echeggiano quelle tradizionali piemontesi, con
evidenti parentele gastronomiche.
Un buon pasto deve cominciare e terminare con un
distillato delle due Aziende centenarie della Regione, Dolin e Routin, che
perpetuano le specialità più note: il Vermouth di Chambéry, il Génépi e la
Chambéryzette. La tradizione molitoria è molto ancorata qui e i crozets, pasta preparata con farina
bianca, grano saraceno e uova, sopravvivono al passato continuando a
ingolosire, insieme ai tallerin e
alla polenta. La salagione dei salumi è un’altra tradizione immortale che
continua a produrre pregiati prosciutti e salsicce secche, naturali,
affumicate, alle nocciole, ai mirtilli o al Beaufort. Sui formaggi bisognerebbe
aprire un sipario a parte perché sono protagonisti di un teatro gastronomico davvero ampio e
ineccepibile: dal Farou al Colombier des Aillon, dal Chevrotin alla Tomme de
Savoi, la varietà olfattiva e gustativa è straordinaria, così come gli
abbinamenti ai vini locali. Anch’essi meriterebbero un palcoscenico a parte:
dalla Rosette de Savoie al Crépy al Seyssel, 22 Cru e una ventina di vitigni
tra cui i celebri bianchi Jacquère e Altesse e il celebre rosso la Mondeuse. Al
commensale il piacere di azzardare abbinamenti con carni bianche, di
cacciagione, con il Fois Gras, oppure con i dolci salmerini del lago di
Bourget, davvero ottimi. Infine, i dessert per accontentare tutti: dai famosi Truffles (i tartufi di cioccolato inventati
nel 1895 da un pasticcere di Chambéry, Louis Doufour) alla Rioute (ciambellina dolce-salata da inzuppare nel vino bianco), dal
Dolce di Savoia (specie di meringa a
base di albumi, zucchero e farina) al Saint
Genix (dolce pralinato dei Duchi di Savoia confezionato in carta rossa e
bianca, i colori del Ducato).
E se ciò non bastasse a
stuzzicare l’appetito, non resta che fare una visita ai ristoranti e ai bistrot
della città. Il viaggio, oltretutto, è comodo e veloce approfittando del
collegamento ferroviario Alta Velocità Milano - Torino - Lione, un ponte teso
tra due culture in stretto dialogo tra loro.