Il sesso comincia e finisce nel cervello, si sa. Tutto quello che avviene durante l’atto amoroso, è gioco, fantasia, trasgressione e arte ma in sostanza e in qualsiasi modo si persegua, il piacere ultimo resta essenzialmente chimico. E’ straordinario quello che si può scoprire oggi osservando il cervello nei suoi meccanismi interni. Attraverso la Spect, o Single Photon Emission Computered Tomography, si possono seguire in diretta le più piccole vibrazioni neurali, visualizzando ciò che accade ai nostri circuiti sinaptici quando sentiamo paura, ansia, desiderio, eccitazione e, appunto, piacere.
Se la natura delle emozioni resta in parte ancora velata dalla straordinaria complessità della psiche, l’orgasmo – sublime premio a tante fatiche esistenziali, umane e animali - non sembra invece avere più segreti per i neuroscienziati. Al contrario, agli innamorati questo segreto piace e se lo raccontano da sempre con le parole d’amore tanto care ai poeti.
La risonanza magnetica, meno poeticamente, ne spiega il funzionamento seguendo il tortuoso percorso ormonale del piacere. Le stimolazioni delle zone erogene e degli organi sessuali si trasferiscono al cervello attraverso il midollo spinale, raggiungendo innanzitutto il talamo e disinibendo gradualmente l’attività della corteccia prefrontale, che normalmente fa da supervisore e mantiene sotto controllo gli impulsi. Quando l’eccitazione sensoriale raggiunge l’apice, esplode l’orgasmo, che si traduce in un rilascio di dopamina nel nucleo accumbens del cervello, mentre l’ipotalamo viene inondato di ossitocina, l’ormone dell’amore, dell’appagamento e della complicità affettiva.
Il meccanismo messo così a nudo e qui banalmente sintetizzato è, in realtà, molto più complesso e ingegnoso. Innanzitutto, ci sono importanti differenze tra uomini e donne, più o meno sensibili alle sollecitazioni di alcune parti del corpo che corrispondono rispettivamente a diverse zone cerebrali. Inoltre, l’intensità orgasmica varia dall’interesse verso la sessualità, dalla carica erotica, dalla capacità immaginativa e dal vissuto personale di ognuno. Tuttavia, dalle analisi tomografiche accumulate in tanti anni sono emerse delle regolarità davvero curiose.
Un fatto straordinario, per esempio – a parte quello di riuscire a indurre l’orgasmo in persone immobilizzate sotto un asettico scafandro (soprattutto le signore!) – è che le aree cerebrali attivate durante la sensazione di piacere erotico sono le stesse coinvolte nelle pratiche spirituali, religiose e mistiche. Due tipi di esperienze apparentemente agli antipodi agiscono, in realtà, allo stesso identico modo, a livello chimico e nervoso. E’ la parte destra del cervello, in particolare la zona dei lobi temporali sotto le tempie e dietro gli occhi, ad essere coinvolta nell’estasi, sia in quella erotica sia in quella spirituale. Lo si è verificato stimolando artificialmente un campione di soggetti, con una carica elettrica a basso voltaggio, proprio nell’area cerebrale coinvolta spontaneamente nel piacere sessuale. Ebbene, le persone così elettricamente eccitate hanno affermato di avvertire una presenza soprannaturale, divina, insieme ad una sensazione di intimo struggimento e di beatitudine diffusa. Qualcosa di molto simile all’estasi sessuale. Non a caso, alcuni grandi amatori utilizzano pratiche di meditazione tantrica, per prolungare la propria eccitazione sessuale in una tensione erotica concentrata e concertata, estremamente piacevole per sé e per la partner.
Sacro e profano s’intrecciano, dunque, nel nostro cervello. Non a caso, l’area cerebrale coinvolta nell’esperienza orgasmica come nella meditazione spirituale, è stata battezzata da qualche fantasioso neuroscienziato ‘area di Dio’. Forse, questo scienziato è stato ispirato dall’espressione di Santa Teresa d’Avila, immortalata dallo scalpello del Bernini, che ha saputo farne vibrare il corpo sotto il gelido marmo. La Santa scolpita in un verginale candore, con la testa reclinata, gli occhi trasognati e le labbra schiuse da un mistico piacere, incarna la sintesi dell’erotismo sacro, la materializzazione dell’afflato spirituale che si sublima in deliquio sensuale.
Se quella di Santa Teresa fosse estasi divina o terrena resta un mistero. La scienza non ha potuto spiarne la chimica ma l’arte ne ha saputo cogliere la bellezza. Forse, è vero dunque che gli artisti, insieme ai poeti, hanno il dono di trascendere i confini del visibile e d’intuire i segreti dell’Essere umano ancor prima degli scienziati, senza bisogno di formule e tecniche ma semplicemente ascoltando il cuore visionario dell’immaginazione.
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