Avete mai leccato un rospo? Se la
risposta è sì, innanzitutto vorrei consigliarvi il nome di un buon dottore che
potrebbe fare al caso vostro. Se, invece, questa morbosa curiosità non vi ha
mai tentato, avete evitato non solo il rischio d’essere presi per matti ma
anche certi effetti collaterali che quest’attrazione fatale può comportare.
Avere un rapporto così intimo con
queste viscide creature può rivelarsi, infatti, un’esperienza letteralmente
allucinante. Alcuni rospi secernono un veleno molto potente in grado di
procurare alterazioni della mente simili a quelle stimolate dal LSD: illusioni
ottiche, amplificazione delle sensazioni, distorsione della percezione
spazio-temporale, delirante euforia. Un viaggio psichedelico, insomma, solo
apparentemente piacevole che, in realtà, può rivelarsi molto pericoloso. Questi
grossi rospi, originari del Sudamerica, appartengono alla specie del Bufo marinus (rospo marino), chiamato
anche “rospo delle canne” e non in
virtù di suoi malsani vizi ma perché prolifera volentieri nelle piantagioni di
canna da zucchero.
Già nel Medioevo, in verità, si
conoscevano le capacità venefiche di certi rospi ma soprattutto dal secolo
scorso si è tentato di sfruttarne i benefici, scoprendone così anche i poteri allucinogeni.
Si sapeva, per esempio, che questo ranocchio era ghiotto delle larve di un
coleottero che, guarda caso, era il peggior nemico della radice della canna da
zucchero. Negli anni trenta, si pensò quindi di utilizzare il Bufo come
antiparassitario naturale, per proteggere quelle piantagioni senza dover
ricorrere a nocivi fumiganti chimici. Nel 1935, l’Australia importò dalle
Hawaii un centinaio di Bufi, con la speranza di debellare definitivamente le
invasioni perniciose dei coleotteri. Per stimolare l’attività degli animaletti
deportati, gli abitanti del Queensland crearono persino pittoreschi stagni
colmi di ninfee, con l’intenzione di incoraggiare il comportamento romantico
dei rospi e di moltiplicare, insieme al loro numero, anche il benessere delle
colture. In effetti, ben presto gli stagni pullularono di vivaci girini che,
una volta giunti a maturità, venivano puntualmente trapiantati nelle
piantagioni di canna da zucchero per compiere la loro missione.
L’dea in sé era ottima, ecologicamente
encomiabile. Peccato, però, che i coleotteri sapessero volare, mentre i rospi
no. Così, mentre le piante di canna da zucchero continuarono ad avvizzire
divorate dagli insetti, i rospi se la spassavano beatamente, acquattandosi nei
prati in cerca di golosi bocconi più a portata di lingua ma, soprattutto, in
cerca di femmine. Queste creature goderecce, infatti, amano prima di tutto
accoppiarsi e lo fanno senza freni, dedicando sfacciate attenzioni amorose a
qualsiasi cosa capiti loro sotto tiro. Pare sia persino successo che qualche
ranocchio, particolarmente infervorato, abbia scambiato dei piedi umani per una
coppia di prosperose rane, cercando di sfogare così l’irrefrenabile libido in
una grottesca orgia. Molto più spesso, però, i colpi andavano a segno e così,
in poco tempo, i rospi assatanati sempre più numerosi, divennero il flagello di
gran parte dell’Australia, mentre i coleotteri furono debellati con un banale
insetticida.
Ma come ci si accorse dei poteri
allucinogeni del Bufo? Con la lingua, appunto! Questi rospi, oltre a
moltiplicarsi a dismisura, cominciarono a seminare morte: polli, cani e
roditori morivano regolarmente dopo essere stati a contatto con i batraci. Non
solo, cominciarono a capitare strani fatti: alcuni adolescenti particolarmente
curiosi pensarono bene di … leccare i Bufi, chissà poi perché, ricavandone
delle straordinarie sensazioni euforiche. La notizia che una semplice leccata
potesse far “sballare” la mente rimbalzò come un fulmine ovunque, alimentando
una crescente curiosità. Così, i poveri rospi tornarono ad essere cacciati come
ai tempi delle streghe: prima bolliti, poi essiccati e infine fumati o
sniffati, con tecniche sempre più raffinate, alla ricerca di un’euforia a buon
mercato apparentemente innocua. Questa corsa al delirio perdurò finché un
ragazzo ebbe un attacco cardiaco dopo aver inghiottito per scommessa
venticinque girini. Persino un bambino di cinque anni, in preda a tremende
convulsioni, fu salvato per miracolo, dopo essersi infilato in bocca un intero
rospo!
Sono stati i chimici a spiegare
scientificamente il mistero dei rospi psichedelici. L’evoluzione ha dotato
questa specie di batrace di uno spettacolare meccanismo difensivo, per
proteggerlo dall’aggressione di predatori famelici. Quando sono spaventati, i
Bufi attivano delle ghiandole situate dietro gli occhi che secernono delle
tossine talmente micidiali da scongiurare un eventuale attacco. Sono stati
identificati almeno quindici composti nel veleno di questo rospo, ognuno dei
quali è responsabile di una drammatica serie di sintomi. La bufotalina è un
potente stimolante cardiaco, in grado di procurare tachicardia e addirittura
l’infarto, ma veniva usata come farmaco prima ancora che si conoscesse
l’estratto della digitale purpurea. Mentre la bufotenina è la sostanza
responsabile degli effetti allucinogeni sulla mente, perché agisce direttamente
sul sistema nervoso centrale, e la sua struttura chimica è molto simile a
quella della serotonina. Anch’essa, nelle giuste proporzioni, viene impiegata
nella cura di malattie molto importanti a livello neurologico. Come spesso
accade in natura, anche in questo caso, un piccolo essere vivente racchiude in
sé sia il bene che il male, in un meraviglioso paradosso chimico in grado sia
di guarire sia di uccidere.
Per via di questo miracoloso potere, i
poveri rospi sono sempre stati perseguitati e oggi non sembrano avere una sorte
molto migliore rispetto al passato. Prima, ridotti in pozioni magiche; poi
leccati, fumati e sniffati; poi ancora sintetizzati in pillole e iniettati in
sieri. E non è finita: pensate che ogni anno, in Australia, si apre la caccia
al rospo e durante il “toad day out”
(il giorno della caccia al rospo delle canne), i poverini vengono catturati e
soppressi senza pietà, congelati oppure soffocati in sacchi di plastica pieni
d’ossido di carbonio. E tutto questo per porre riparo ad una scellerata
invasione scatenata dallo stesso uomo!
E nel prossimo futuro quale sarà il
destino dei rospi? Alcuni imprenditori della moda vorrebbero farne un business
sottoforma di cinture, scarpe e portafogli; i venditori di souvenir già
spacciano i Bufi come insostituibili portafortuna, imbalsamati naturalmente; i
Cinesi stanno studiando i loro corpi congelati in vista di possibili usi nella
medicina alternativa.
Insomma, saranno pure un po’
inquietanti con la loro lingua vischiosa e la pelle verrucosa ma a me questi
animali sono simpatici, anche se non li leccherei mai! Solo nelle fiabe, forse,
i piccoli rospi potranno continuare a vivere per sempre felici e contenti, e
proprio grazie ad un bacio. Quel brutto rospo che, dopo aver baciato la
principessa, si è trasformato per incantesimo in un bellissimo principe, è
stato davvero fortunato. Forse, non era uno qualunque passato lì per caso ma si
trattava proprio di un Bufo marinus,
sfuggito a streghe, alchimisti e cacciatori, alla disperata ricerca di un po’
d’affetto.
Nessuno sa se la principessa abbia visto i fuochi d’artificio dopo quel
miracoloso bacio ma di sicuro lui, il rospo, è riuscito a fare una fine davvero
… stupefacente!
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