“Tutte le persone eccezionali che si sono distinte nella filosofia,
nella politica, come poeti o nelle arti, sono malinconiche.”
Melancholia. Così Aristotele definiva quel profondo, incomunicabile
mal-essere che oggi chiamiamo depressione
e che, evidentemente, è sempre esistito ed è sempre più frequente. Un’angoscia
dell’anima che talvolta s’accompagna a una particolare creatività della mente.
Beethoven, Schumann, van Gogh, Churchill ... quanti grandi personaggi hanno
acceso fiamme eterne dalle ceneri dei propri abissi! E quanti poeti, scrittori
e scrittrici hanno distillato struggenti liriche dagli umbratili fondali del
cuore: Virginia Wolfe, Leopardi, Antonia Pozzi, Guido Morselli … Ma l’Ombra
dell’Anima resta dolorosa, anche quando il Lume della Ragione la sublima in
arte, in pittura o in poesia.
Sono troppo imbevuta di
psicoanalisi per non considerare, innanzitutto, la dimensione psicologica della
malaombra e l’importanza dell’empatia che occorre avere verso chi ne soffre.
Ciò nonostante, le neuroscienze sono sempre più coerenti con la psicologia e,
forse, le due discipline possono abbracciarsi nella cura di quest’oscuro male
che intreccia anima e mente.
Una delle più recenti tecnologie
per la cura della depressione, nelle sue manifestazioni meno drammatiche, viene
dalla Finlandia, Paese che registra ogni anno un numero cospicuo
di casi. E’ soprattutto il Disordine Stagionale Affettivo (o SAD, che in
inglese significa, guarda caso, triste)
a colpire i finlandesi e si tratta di un abbassamento ciclico del tono umorale
durante alcuni periodi dell’anno. In particolare, quando la luce solare è
scarsa, chi soffre di SAD accusa un’acuta malinconia che innesca spesso un
logorante taedium vitae e sfocia talora nel suicidio. Effettivamente, la luce
solare, oltre a colorare la vita esteriore, anima quella interiore, attraverso
una maggiore assimilazione di vitamina D e la stimolazione di serotonina, il
naturale regolatore chimico dell’umore. L’ipotesi degli scienziati parte dal
presupposto che la depressione sia essenzialmente un disturbo dell’ipotalamo e
che coinvolga tutta una serie di circuiti cerebrali i quali, a loro volta,
sollecitano diversi neurotrasmettitori sensibili alla luce del sole. Di
conseguenza, aumentando artificialmente la luce solare nel cervello, sarebbe
possibile mantenere costante il tono d’umore psicologico. Infatti, nel nostro
cervello esistono 18 aree che contengono le opsine, preziose proteine che, agendo
da fotorecettori, aiutano l'organismo a settare correttamente l’orologio
biologico. Ma come fare a iniettare luce nel cervello? Attraverso le orecchie! Ottantanove
volontari affetti da SAD sono stati sottoposti a una dose quotidiana di sole
artificiale somministrata per pochi minuti attraverso piccoli auricolari simili
alle cuffie di un iPod (Walkie è il
marchio commerciale). I risultati dimostrerebbero che il 79% dei soggetti si
liberi effettivamente dai sintomi depressivi e queste conclusioni, presentate al
recente “International Forum for Mood and
Anxiety Disorders” di Budapest, hanno fatto esultare gli scienziati,
lasciando forse un po’ perplessi gli psicologi.
La depressione vista
così sarebbe una malattia fondamentalmente chimica, del cervello e non
dell’anima. Si potrebbe immaginare che se Tolstoj, per esempio, avesse avuto a
disposizione queste cuffie solari durante i rigidi inverni russi non avrebbe
probabilmente scritto pagine tanto intense. Chissà! Chissà quali altri varchi,
ancora inimmaginabili, scienza e psicologia insieme potranno solcare e, forse,
lo studio della depressione è una preziosa terra di mezzo, dove unire le
scintille della ragione con le fiammelle del cuore. Una melancholica terra di
mezzo, dove tuttora si abbeverano le anime erranti dei filosofi e dei poeti. La
scienza ha certamente un vantaggio, per ora: il neurone è qualcosa di
osservabile e misurabile, quindi esiste. Mentre lo psicone non è ancora stato scoperto e ancora non c’è uno strumento
scientifico in grado di osservare la Psiche. E’ un po’ come succede per la
gravità: si teorizza l’esistenza del gravitone ma ancora non se n’è dimostrata
empiricamente la presenza.
Insomma, la strada verso la vera Illuminazione
appare ancora lunga e imprevedibile. Certo è che da sempre, e sempre più
appassionatamente, gli scienziati viaggiano accanto ai filosofi e ai poeti
nell’avventuroso cammino alla ricerca della verità, sperando d’individuare quel
baluginante crinale tra visibile e invisibile, tra possibile e impossibile. I
primi, probabilmente, continueranno a procedere fieri guidati dal Lume della
Ragione, gli altri più sommessamente ispirati dall’Ombra dell’Anima.
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