Vi siete mai chiesti perché il
pettegolezzo sia un’occupazione praticata con tanto diletto dagli esseri umani?
Anche gli individui più seri e riservati non possono resistere alla tentazione
di qualche pettegolezzo quotidiano, perché pare trasmetta una sensazione di
benessere e di leggerezza.
Ebbene, al contrario di quel che
potrebbe sembrare, il pettegolezzo, o gossip com’è di moda chiamarlo, non è
figlio della civiltà moderna. Certo, grazie ai mezzi di comunicazione, è
aumentato in maniera esponenziale, tanto da diventare la prima attività umana,
superiore persino a quella sessuale, se non altro perché quest’ultima richiede
ogni tanto un po’ di riposo. Ad ogni modo, l’irresistibile e, talvolta, morboso
piacere di chiacchierare su cose assolutamente futili che riguardano i fatti
altrui sembra essere un comportamento istintivo che risale agli albori della
storia evolutiva, quando gli esseri umani ancora non conoscevano l’uso della
parola.
Una delle prime cose che i nostri
progenitori fecero, non appena si differenziarono dagli altri primati, fu
quella di mettersi in piedi sugli arti posteriori. Questa posizione
privilegiata rivoluzionò un’infinità di comportamenti sociali, dalla caccia,
alla nutrizione, al sesso. Contemporaneamente, la libertà d’azione delle mani
e, in particolare, il pollice opponibile permisero qualcosa di più, dalle
conseguenze assolutamente straordinarie. I nostri antenati cominciarono,
infatti, a dialogare attraverso i gesti, in maniera nuova e completamente diversa
dagli altri antropomorfi. Secondo questa teoria
gestuale, il lato sinistro del cervello negli esseri umani si sarebbe
sviluppato, non tanto in funzione del linguaggio, quanto in funzione della
gestualità, che ha permesso poi l’evoluzione della parola tra gli uomini, e non
invece tra le nostre parenti scimpanzé.
Cosa c’entra tutto questo con il
gossip? C’entra, perché secondo un autorevole antropologo, Robin Dunbar, quando
i nostri antenati pelosi si sono elevati in posizione eretta, il linguaggio ha
gradualmente sostituito quello che fino a poco prima era il grooming, ossia lo spulciamento, lo
spidocchiamento, insomma tutti quei vicendevoli gesti di pulizia e di cura che
le scimmie tuttora amorevolmente si scambiano. Nei primati che vivono in grandi
gruppi sociali, il grooming è un’attività molto dispendiosa in termini di tempo
che soddisfa esigenze di coesione e di appartenenza sociale fondamentali. I
bonomo e i babbuini, per esempio, trascorrono la maggior parte delle ore di
veglia curandosi reciprocamente il mantello, con un’attenzione maniacale che va
oltre la semplice pulizia. Ebbene, si ipotizza che a un certo punto
dell’evoluzione, l’Homo Erectus abbia cominciato a vivere in gruppi talmente
numerosi che fu necessario escogitare una nuova forma di grooming, in grado di
tenere impegnati diversi individui contemporaneamente per rafforzare lo spirito
gregario. Dallo spulciamento si passò, dunque, a una gestualità più articolata
e complessa che si trasformò via via in linguaggio sempre più strutturato. Col
tempo, la loquacità non s’è diffusa solo come veicolo d’informazioni importanti
e funzionali ma anche di frivolezze e banalità, proprio in virtù della sua
utilità sociale. I protoumani, poco a poco, hanno cominciato a trascurare il
grooming per dedicarsi a chiacchierare del più e del meno, attività altrettanto
piacevole e utile, origine di un progressivo contagio d’informazioni emotive.
Volendo aggiungere un pizzico di fantasia, verrebbe da pensare che questo
spostamento dal grooming al gossip avrebbe generato qualche trascuratezza
nell’igiene personale. Un problema che trovò una soluzione dopo che i nostri
progenitori si spogliarono della pelliccia e cominciarono a coprirsi con i
frutti del loro ingegno. A questo punto si potrebbe azzardare l’ipotesi, nient’affatto
malandrina, che dal grooming e dal gossip sia nata la moda.
Senza rischiare di confondere la
storia con le favole, si può dire che, indipendentemente dalla validità della
teoria gestuale, l’intreccio tra gestualità e linguaggio è davvero affascinante,
perché ha generato non solo il pettegolezzo in senso stretto ma anche la
cultura e l’arte in tutte le sue più elevate declinazioni.
In sintesi, possiamo
tranquillamente ammettere di essere le creature più pettegole, maliziose e
bugiarde della Terra, per quanto ci è concesso di sapere, ma anche le più
fantasiose, ironiche e creative. Paradossalmente, anche dietro le chiacchiere
malevole e pungenti potrebbe nascondere, dopo tutto, l’innata esigenza di stare
insieme, di sentirsi uniti e, in fondo, di volersi bene. Lo suggerisce, a modo
suo, una frase che il buon Gioacchino Belli – noto anche per il suo sarcasmo
verso papa Gregorio XVI - ha scritto in una delle sue colorite opere: “A ppapa Grigorio io jje volevo bbene,
perché mme dava er gusto de potenne parlà mmale!”
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