E' probabile che Matsuo Bashō, poeta giapponese del Seicento, stesse vagando per una delle sue usuali passeggiate nella Natura senza una meta precisa, quando, d’improvviso, notò qualcosa che se ne stava trascurato dietro una siepe. Si fece lentamente più vicino, guardò meglio e scoprì che si trattava semplicemente di una piantina selvatica, insignificante, a dire il vero poco attraente, che di certo sarebbe passata inosservata a qualsiasi altro viandante. A Bashō, tuttavia, quella misera piantina arruffata suscitò un improvviso sentimento di ammirazione e di profonda commozione, tanto che le dedicò d’istinto una poesia, uno dei suoi tanti, bellissimi haiku, dal titolo “Yoku mireba” ovvero “Quando guardo attentamente”:
Yoku mireba
Nazuna hana saku
Kakine kana.
Che
in italiano si traduce così:
Quando io guardo attentamente
vedo il nazuna in fiore
presso la siepe.
Non
è per tutti facile cogliere il sentimento che queste diciassette sillabe
trasmettono, soprattutto se non si è particolarmente sensibili alla Natura e
alle cose semplici, nude, pure. Immagino che per riuscire a vibrare e ad
animarsi di tanta commozione di fronte a una pianticella nascosta, quasi
disprezzabile, occorra tanta genuinità e altrettanta umiltà.
Non
somiglia forse a un bambino, in questo, il poeta che coglie con occhi stupiti
la bellezza della semplicità?
La
routine e le abitudini finiscono per spegnere lo slancio delle emozioni e dei
sentimenti buoni, inaridendo così anche il piacere della condivisione e della
comunicazione empatica con gli altri. Se ci pensiamo bene, infatti, le emozioni
non solo ci fanno sprofondare dentro noi stessi, implodendo ed esplodendo al
tempo stesso, ma ci permettono anche di uscire dai confini del nostro ‘io’,
mettendoci in contatto, in risonanza con gli altri e con tutta la Natura.
Qualunque sia lo stato d’animo in cui si naviga, il sentimento in cui si nuota,
è sempre lo stupore quella preziosa fiammella che accende la creatività, lo
spirito poetico e, dunque, il trasferimento delle vibrazioni intime a chi ci
legge, ci guarda o ci ascolta.
La
catena dell'Himalaya può suscitare in noi un senso di sublime, le onde del
Pacifico possono evocarci l'infinità. Ma quando la mente si schiude alla
poesia, al misticismo o alla religione, riusciamo a sentire - forse quasi come Bashō - che persino dentro ogni filo d'erba incolta si nasconde
qualcosa d’immenso che trascende ogni abbietta, venale, superficiale passione
umana. Qualcosa di divino, che ci eleva verso una dimensione il cui splendore
somiglia a quello del Paradiso Terrestre.
Non
abbiamo bisogno di ali artificiali per raggiungere certe vette emotive. Non è
questione di grandezza, di statura, d’imponenza, anzi, è nell’immensamente
piccolo che si celano spesso le vibrazioni più potenti. E’ dentro il nostro
cuore che guardiamo attentamente, in verità, quando ci emozioniamo ... dentro
la nostra Anima che, come una piantina arruffata, dev’essere coltivata con
amore per poter sbocciare e fiorire di colori così stupefacenti da incantare
persino i poeti.
E' una riflessione bellissima, per ogni età, per vedere e capire, il visibile ed il nascosto, in ombra, che scoperto diventa comunicazione quasi magica. Occorre educare l'attenzione alla osservazione, con fiducia e spontaneità...
RispondiEliminaGrazie Enzo, sensibile e generoso, come sempre!
EliminaQuando smetteremo di stupirci... saremo piante appassite.
EliminaQuando guardo attentamente, io vedo te che scrivi cose bellissime|
RispondiEliminaFabiano, spero di non diventarlo mai. Ma se dovesse succedere giuro che smetterò di scrivere!
RispondiEliminaVittorio, sicuro di indossare gli occhiali giusti ...) Smackkk!
RispondiElimina